All’inizio mi sono follemente innamorata delle sue parole.
Le ho lette mille volte, febbrilmente e poi languidamente, in silenzio, ricercando la penombra della mia solitudine, dopo aver chiuso le finestre al chiarore del sole o della luna e nelle notti insonni coi bagliori del temporale in arrivo.
Mi stordiva il loro potere di cambiare ogni volta di significato, andando a ritmo coi battiti del mio cuore fragile e volubile. Mi sembrava che quelle parole parlassero di me.
Erano lance che mi trafiggevano il petto, oppure soffici coperte a protezione dal freddo. Davano il via ai miei sogni più intimi, e subito dopo mi lasciavano senza fiato tanto da dover chiudere il libro per non bagnare le pagine di improvvise lacrime.
Così come sono tutte le grandi passioni, estreme e ingovernabili, l’ho odiato e amato allo stesso tempo. Le sue parole mi lasciavano in balia delle mie emozioni, orfana della ragione.
Poi, più tardi, mi sono lentamente innamorata della sua voce. È arrivata come un soffio di vento, il rumore del mare dentro una conchiglia. Ad occhi chiusi, ascoltavo i versi che scriveva per me. Le sue parole prendevano forma, diventavano vive, mi danzavano intorno. Erano una giostra e io la bambina che non voleva più scendere.
Mi sussurrava il suo amore sorridendo, cercando di placare la mia irrequietezza e la mia cieca gelosia per quelle parole che avrei voluto fossero solo mie.
Così, alla fine, la sua voce è diventata il mio rifugio, mentre le sue parole sono rimaste il suo canto di libertà.
Improvvisamente, tempo dopo, ho incontrato il suo sguardo dolce e provocatorio, già cosciente di tutto, e me ne sono innamorata perdutamente.
Era lì che egli mi aveva aspettato per tutto quel tempo. Da sconosciuto mi aveva parlato, scoprendomi mi aveva sussurrato il suo amore. Adesso, amandomi, mi stava donando la sua anima.
E con gli occhi ci siamo parlati a lungo senza dire una parola. In silenzio ci siamo promessi amore e dolcezze, abbiamo condiviso passioni e paure. Lasciandomi guardare ho perso ogni tipo di vergogna, di timori. Mi sono trasformata in donna e amante, in amica e confidente, nella regina dei suoi pensieri.
Ci siamo finalmente conosciuti al di là delle apparenze, delle incomprensioni, oltre ogni plausibile spiegazione.
Alla fine mi sono innamorata spassionatamente anche del suo corpo, del tempo scolpito sulla pelle, del suo incedere nel mondo, del suo esistere. Era come se avessi potuto contemplare l’infinito nella compiutezza così da poter soddisfare ogni mio desiderio.
E quando lui, a fine giornata, smetteva di scrivere e guardava lontano, ho amato fermarmi tra le sue braccia e addormentarmi sentendolo respirare.
Milena Martin per Redazione VediamociChiara
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