sabato, 20 Aprile 2024

Osteoporosi, ne Parliamo con il Dottor Giorgio Agrò

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cos'è l'osteoporosi

Cosa è l’osteoporosi

L’osteoporosi è dovuta alla riduzione della componente minerale delle ossa e provoca un aumento della fragilità dell’osso stesso e quindi un aumento del rischio di fratture, anche a seguito di traumi lievi, è una malattia del metabolismo dell’osso, infatti il tessuto osseo è soggetto a un continuo rinnovamento, nel quale si avvicendano di continuo formazione di “nuovo” osso e distruzione del “vecchio”.

Nelle persone adulte e in buona salute i due processi sono in equilibrio e la struttura scheletrica si mantiene stabile. Quando, per vari motivi, questo equilibrio si rompe e il processo di deposizione di nuovo tessuto osseo non riesce a compensare quello di riassorbimento, ecco che l’osso perde la sua compattezza e robustezza, e diventa più fragile.

Come è fatto l’osso

Il tessuto, di cui sono fatte le ossa, è costituito fondamentalmente da tre componenti:

-la componente organica, detta matrice ossea, formata da un’impalcatura di fibre proteiche (per lo più collagene) che conferiscono all’intera struttura coesione, elasticità e resistenza;

-una componente cellulare, a cui in sostanza è deputato il processo di creazione e di riassorbimento dell’osso

-una componente minerale, rappresentata essenzialmente da cristalli di sali di calcio e fosforo depositati tra le fibre della matrice ossea, che conferiscono all’osso la sua rigidità e robustezza. È proprio la presenza di questi sali minerali a rendere l’osso duro, compatto, resistente agli urti ed agli sforzi meccanici.

Queste componenti si dispongono a formare due tipi diversi di osso: l’osso corticale (o osso compatto) e l’osso trabecolare (o spugnoso). L’osso corticale si trova nella parte esterna dell’osso ed è formato da lamelle ossee concentriche aderenti l’una all’altra, senza spazi vuoti; nella parte interna si trova, invece, l’osso trabecolare, caratterizzato da una struttura ad alveare, con innumerevoli cavità delimitate da una fitta rete di lamelle intersecate tra loro. La struttura dell’osso spugnoso contribuisce a renderlo più leggero senza ridurne la capacità di sopportare carichi e nello stesso tempo, grazie alla sua architettura, a renderlo più elastico e meno fragile. L’aumento della fragilità ossea tipica dell’osteoporosi dipende, più che da un assottigliamento dell’osso corticale, da una perdita e una riduzione di trabecole dell’osso spugnoso, che rende le ossa più porose e, quindi, strutturalmente più deboli.

Quali sono le cause dell’osteoporosi

Nel suo processo di rigenerazione costante, la quantità di osso riassorbito equivale a quella di osso neoformato, il bilancio tra uscite ed entrate è in pareggio e il tessuto si trova in una condizione di equilibrio.

Il risultato finale di questo squilibrio tra riassorbimento e rimodellamento è, da un lato, una riduzione della quantità di minerali depositata nell’osso, e quindi della densità minerale ossea, e dall’altro un deterioramento della sua architettura microscopica.

In un osso osteoporotico ci sono meno trabecole, quelle rimaste sono diventate più sottili, le cavità sono diminuite di numero e diventate più ampie, e il tutto è tenuto assieme da una minore quantità di cemento. La conseguenza di questi fenomeni è che l’intero edificio risulta indebolito dal punto di vista strutturale, meno compatto e più poroso (da cui il nome osteoporosi), e quindi più incline alle fratture.

Terminato il consolidamento, in una persona in buona salute, l’osso continua ad andare incontro a un rimodellamento, ma i processi di deposizione e riassorbimento si equivalgono, per cui l’osso rimane in equilibrio, nella donna sino alla menopausa, nell’uomo sino a 65-70 anni.

Arrivati a questo punto, inizia la fase di riassorbimento. Via via che si invecchia, come altri meccanismi fisiologici, anche il rimodellamento diventa meno efficiente e il riassorbimento tende a prevalere sulla formazione di nuovo osso. Lo scheletro inizia a perdere minerali e la massa ossea, di conseguenza, diminuisce. Quando la massa minerale ossea si riduce al di sotto di una certa soglia, le ossa, fragili e indebolite, sono a rischio di frattura.

È dunque essenziale essere consapevoli del fatto che le basi per avere uno scheletro robusto e in salute anche nella terza età si gettano quando si è giovani, e fin da questo momento deve iniziare la prevenzione dell’osteoporosi, basata innanzitutto su uno stile di vita sano, un’alimentazione ricca di calcio, un apporto adeguato di vitamina D e una regolare attività fisica.

Chi sono i soggetti più colpiti dall’osteoporosi?

L’osteoporosi è una malattia caratteristica dell’invecchiamento è tipicamente “al femminile” il problema riguarda una donna su quattro contro un uomo su dieci.

La maggiore suscettibilità della donna all’osteoporosi dipende da diversi fattori: la maggiore aspettativa di vita, un contenuto di calcio nello scheletro mediamente inferiore rispetto a quello dell’uomo e, soprattutto, il fenomeno della menopausa. Con l’entrata in menopausa, infatti, si assiste a un rapido calo dei livelli degli ormoni femminili (gli estrogeni) che si associa a un’accelerazione della perdita di calcio dall’osso.

I sintomi dell’osteoporosi

L’osteoporosi è una malattia subdola perché si sviluppa in modo silenzioso, spesso senza dare segno di sé per molti anni, e nelle prime fasi della malattia, tipicamente il paziente non presenta alcun sintomo.

In molti casi il primo segno è dato da cedimenti vertebrali o fratture di femore, primo improvviso segno di una malattia  che per anni non ha dato alcun sintomo premonitore.

Per evitare di trovarsi in questa situazione, è importante valutare con l’aiuto del medico la predisposizione individuale all’osteoporosi, e quindi il rischio di frattura, analizzando i propri fattori di rischio e mettendo in atto misure di prevenzione.
La presenza di dolore diffuso non è una manifestazione di osteoporosi.

Fattori di rischio modificabili

Alcuni fattori di rischio di osteoporosi sono legati allo stile di vita e alle abitudini nutrizionali, per cui possono essere modificati. I principali fattori di rischio modificabili sono:

  1. un apporto insufficiente di calcio e vitamina D
    2. una dieta povera di frutta e verdura
    3. un eccesso di proteine, sodio e caffeina
    4. il consumo eccessivo di alcool
    5. il fumo
    6. la magrezza eccessiva
    7. la vita sedentaria.

È possibile prevenire l’osteoporosi?

Prevenire l’osteoporosi si può e si deve, anche perché le cure disponibili non permettono di guarire dalla malattia, una volta che si è instaurata, ma solo di fermarne o rallentarne l’avanzamento. La prevenzione, quindi è fondamentale e deve iniziare presto, fin da quando si è giovani. È in questa fase della vita, infatti, che si raggiunge il picco di massa ossea e si mette da parte quel “capitale” di minerali nell’osso, primo fra tutti il calcio, da cui dipende la robustezza dello scheletro negli anni a venire.

Anche se la perdita di massa ossea può essere accelerata da alcune condizioni sulle quali non si può intervenire, certamente ci sono diverse misure che si possono adottare per prevenire questa malattia subdola e silenziosa. La prevenzione dell’osteoporosi e, di conseguenza, delle fratture, si basa su almeno cinque punti cardine, tutti legati allo stile di vita:

  1. assicurare all’organismo un introito adeguato di calcio e vitamina D;
  2. fare regolarmente attività fisica;
  3. mantenere un peso forma adeguato;
  4. evitare un consumo eccessivo di alcol;
  5. non fumare.

Nei soggetti ad alto rischio di frattura, tuttavia, gli interventi sullo stile di vita, da soli, non sono sufficienti per una prevenzione efficace e vanno quindi affiancati a un’adeguata terapia farmacologica, prescritta dal medico e personalizzata caso per caso, in base alle specifiche caratteristiche ed esigenze del paziente.

Assunzione adeguata di calcio e vitamina D

Assumere una quantità adeguata di calcio è essenziale per avere ossa forti e in salute. Infatti, lo scheletro contiene il 99% del calcio presente nel nostro organismo. Il modo più fisiologico e raccomandabile per avere un introito quotidiano ottimale di calcio è introdurlo con l’alimentazione. Dove troviamo il calcio? Il fabbisogno medio quotidiano di calcio, infatti, varia a seconda dell’età ed è più alto nei giovani, nelle donne in gravidanza o durante l’allattamento e dopo la menopausa.

La migliore fonte di calcio è rappresentata dal latte e i latticini (tranne panna e burro che ne sono pressoché privi). Un litro di latte contiene circa 1200 mg di calcio ed è importante sapere che latte scremato e yogurt magro non ne contengono meno rispetto a quelli interi.

Anche il pesce, soprattutto il pesce azzurro, è una discreta fonte di questo elemento. Inoltre, una certa quantità di calcio si può assumere bevendo acqua minerale (alcune ne contengono fino a 300 mg per litro) e/o acqua del rubinetto, che possono contribuire a raggiungere il fabbisogno giornaliero raccomandato. Invece, sarebbe meglio evitare, o quanto meno limitare, bevande contenenti alcolici, teina e caffeina, perché queste sostanze influiscono negativamente sull’assorbimento intestinale del calcio.

La vitamina D è indispensabile per l’assorbimento del calcio e per la mineralizzazione dell’osso. Un deficit di questa vitamina può interferire con la deposizione del minerale nello scheletro e quindi favorire o peggiorare l’osteoporosi.

Quindi in definitiva alla base abbiamo sempre il nostro stile di vita:

  • Alimentazione sana
  • Mantenere il giusto peso forma
  • Limitare l’alcol
  • Stop al fumo

Dottor Giorgio Agrò specialista in Medicina Generale per Redazione VediamociChiara
© riproduzione riservata

Ricorda: quando hai un problema di salute o pensi di averlo, rivolgiti a uno specialista e non a dottor Google, anche se talvolta la tentazione è forte 😉
(il dottor Google è aperto 24 ore al giorno ma non è laureato in medicina).

Ultimo aggiornamento: 17 dicembre 2023

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