La prevenzione delle malattie cardiovascolari

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La prevenzione delle malattie cardiovascolari

Abbiamo intervistato il dottor Giorgio Amedeo Agrò per parlare delle malattie cardiovascolari e di come fare prevenzione. Ecco le sue risposte.

Buongiorno da Maria Luisa Barbarulo nello spazio social di VediamociChiara. Oggi ho nuovamente il piacere di avere con noi il dottor Giorgio Amedeo Agrò.

Buongiorno dottor Agrò!

Buongiorno dottoressa Barbarulo e buongiorno a tutti quelli ci guardano.

E buongiorno a tutti i nostri followers e a tutte le persone che ci seguono online. Ho invitato qui il dottor Agrò, oggi, per parlare di un tema che mi sembra molto interessante e che soprattutto parecchie di voi ci hanno sollecitato, ovvero quello delle malattie cardiovascolari.

E quindi, dottor Agrò, la prima domanda che le voglio fare è questa: quali sono le malattie cardiovascolari più frequenti nel nostro paese?

Il termine malattie cardiovascolari si riferisce a una famiglia di problematiche estremamente ampie. Lasciando da parte le cose più semplici e di cui tutti più o meno almeno una volta nella vita abbiamo sofferto, come un po’ di pressione alta, le malattie cardiovascolari importanti sono quelle che hanno degli effetti negativi sulla vita di tutti e che sono poi la prima causa di morte in Italia, sia nell’uomo che nella donna, con percentuali che sono superiori al 35%.

Però!

Sì, prima di tutti c’è l’infarto, poi ci sono gli scompensi cardiogeni, poi ci sono le malattie vascolari che sono quelle che colpiscono soprattutto l’encefalo, quindi le ischemie, gli ictus, le emorragie cerebrali. Poi possiamo andare avanti con tutta una serie di altre problematiche che, però, prevederebbero lo studio di un trattato di cardiologia. Diciamo che il cuore, questa specie di macchina strana, comincia a battere nel momento in cui abbiamo poco più di 3 settimane, nella pancia della nostra mamma, ed è l’ultima cosa che si ferma nel momento in cui siamo arrivati alla fine della nostra vita. Non smette mai di lavorare. Anatomicamente è una specie di caverna. Se vogliamo essere romantici, è un’enorme scatola dentro cui sono contenuti quei 21 grammi magici che si dicono siano l’anima. Si pensa al cuore si pensa all’anima.

Una bellissima immagine!

Un colpo al cuore, un colpo di fulmine, se si pensa all’innamoramento si pensa a un cuore trafitto dalla freccia di Cupido. Da lì, nell’immaginario collettivo l’idea che sia il depositario, il custode, dell’anima.

Perché 21 grammi? Perché c’erano stati tutta una serie di studi, tra virgolette, che dicevano che pesando teoricamente un essere umano immediatamente prima e immediatamente dopo il momento del decesso, c’era questa differenza di 21 grammi che si credeva, sosteneva, essere l’anima che se ne fosse andata. Ho divagato un attimo, però il cuore è forse l’organo principe di ciò di cui ci stiamo occupando adesso.

Donne e uomini sono colpiti più o meno entrambi nella stessa misura, in età differenti, l’uomo prima le donne dopo. Perché l’uomo prima e le donne dopo? Di fondo è un problema legato proprio al sesso, perché voi donne siete protette fino a un certo punto dagli ormoni che sono responsabili della fertilità: estrogeni e progestinici. Quando le donne vanno in menopausa comincia questo calo di produzione ormonale e siete esposte purtroppo più di noi alle malattie cardiologiche. Inquadrerei soltanto le malattie cardiologiche in questo momento. E ne siete colpite più di noi. È la prima causa di morte nella donna e la percentuale è superiore nella donna rispetto all’uomo. È più letale nella donna rispetto all’uomo, forse perché, usando un termine familiare, siete più toste di noi, quindi siete meno piagnucolose e tendete un po’ a sottovalutare le cose. Noi maschietti abbiamo un dolorino e corriamo dal medico. Voi dite “va bene, adesso passa perché ho da pensare alla casa, ai figli, al marito, al lavoro e a tante altre cose.

Il fatto di essere comunque sempre in prima linea alla fine poi ci reca più un danno che altro.

Sicuramente, sicuramente.

Bene, quindi mi viene subito da chiederle: quali sono i sintomi a cui dobbiamo stare particolarmente attente?

I sintomi sono tantissimi. Io partirei dai più semplici: l’affaticamento. Non vorrei partire parlando di quadri drammatici. Oddio gli è venuto un infarto, è morto per strada o come è successo al calciatore della Danimarca l’altra sera in televisione, è crollato in campo, e l’hanno riportato di qua dall’aldilà. I sintomi di un malfunzionamento cardiaco sono tanti: possono andare da un affaticamento che non ci riusciamo a spiegare, possono essere legati a una maggior frequenza cardiaca a parità di sforzo. Possono essere legati a quello che tutti abbiamo visto in televisione, che tutti voi avete visto nei film e telefilm, e in tutti gli opuscoli possibili e immaginabili, la molteplicità dei sintomi dell’infarto miocardico: il dolore acuto, il dolore oppressivo, irradiato al braccio, ma che in realtà a volte può irradiarsi al collo. In alcuni, in base alla porzione del cuore interessata dall’occlusione coronarica ci sono dei sintomi molto sfumati: mal di stomaco, nausea, in alcuni casi coliche addominali con dissenteria, la pressione che si abbassa repentinamente. Purtroppo, non c’è un sintomo che faccia pensare “oddio mi sta succedendo qualcosa”.

Dico sempre, siamo nel 2021, nel dubbio rivolgetevi al vostro medico, se il vostro medico ha quel “friccicorino” alla base della colonna vertebrale che gli fa pensare male e vi dice: “fate una scappata al pronto soccorso, andate a farvi vedere”. L’obiezione che mi viene fatta sempre più spesso è: “se devo andare al pronto soccorso perdo mezza giornata”. Sì, forse sì, però se quella mezza giornata aiuta a salvarsi la vita perché magari un mal di stomaco, non è un mal di stomaco, e il vostro medico lo sa sicuramente se avete qualche fattore di rischio, sa discernere tra il fatto di aver mangiato, come direbbero a Roma, una cofana di carbonara piuttosto che si tratti di un problema cardiologico, andate, meglio un giro in più che un giro in meno.

Su questo non vi è dubbio. Quindi la domanda che viene successiva è: cosa possiamo fare per prevenire questo genere di eventi? Quali sono eventualmente i controlli che noi possiamo fare?

Gran bella domanda. Cosa possiamo fare? Innanzitutto, capire se c’è una familiarità. Attenzione però se mamma, nonna, papà, nonno, zia hanno avuto problemi cardiologici questo non vuol dire che anche noi dobbiamo soffrirne ugualmente. Può essere un campanello d’allarme, può essere un alert che ci suona nell’orecchio, un qualcosa da comunicare al nostro medico che ne terrà conto.

Cosa fare? Avere una vita sana, fare dei controlli, come tutti noi diciamo, almeno una volta l’anno, una routine di analisi del sangue, un elettrocardiogramma e una visita cardiologica, farsi visitare dal proprio medico. Tutti i medici, tutti i laureati in medicina e chirurgia devono essere in grado di ascoltare un torace e un cuore.

Poi è logico che lo step successivo è farsi vedere da un cardiologo, fare gli esami del sangue ma una volta l’anno, non serve ogni tre mesi andare dal cardiologo ogni volta che si ha un’extrasistole. Un’extrasistole è un battito cardiaco che salta, tutti noi l’abbiamo avuta. Non serve scappare, correre o diventare manometro dipendenti. È nella routine di lavoro di tutti noi avere pazienti che ormai vivono attaccati all’apparecchio elettronico per la pressione che tutti voi avete in casa. E tutti voi ve la misurate, uno dice controllatevela ogni tanto, per il paziente medio ogni tanto è cinque volte al giorno. Dopo di che dice: “ma prima era 117 su 78, adesso è 125 su 83. Cosa sta succedendo?”. Nulla, la pressione non è mai uguale a sé stessa.

Non ci sono prevenzioni particolari, l’importante è farsi controllare da qualcuno di cui voi vi fidate. Quindi una volta l’anno fare un check di come si sta. Andare dal proprio medico che poi vi indirizzerà dallo specialista della branca che sarà il caso di coinvolgere, se c’è qualcosa che non torna.

Per spostarci un attimo, più distanti dal cuore, diciamo che non una volta l’anno, ma un paio di volte per lustro è opportuno fare un ecodoppler dei tronchi sovraortici quindi carotidi, giugulari, per verificare se c’è un deposito di colesterolo, se ci sono delle placche che si sono formate, se c’è un po’ di aterosclerosi. Tutti noi, superata una certa età, abbiamo una qualche forma di restringimento delle arterie però questo non vuol dire essere malati.

Poi certo, ritornando nell’ampio capitolo delle malattie cerebrovascolari che rientrano nella famiglia delle malattie cardiovascolari, allora la comparsa di improvvise cefalee che non passano, la comparsa di deficit della vista, la differenza di forza tra la metà di destra e la metà di sinistra del corpo. Questi sono segnali importanti che non ci devono far dire “domani vado dal dottore”. No, devo andare subito al pronto soccorso. Non per questo voglio intasare le strutture ospedaliere ma in presenza di queste cose, allora andiamo di corsa. In alternativa il primo passo è sempre chiamare il proprio medico e parlatene con lui.

Ecco, sicuramente vi darà la risposta più giusta, vi saprà dare il migliore dei consigli. Perfetto dottor Agrò, noi la ringraziamo a nome di VediamociChiara e di tutti quanti i nostri utenti, speriamo di vederla presto nuovamente su questi schermi o chi lo sa, magari anche dal vivo. A presto!

Buona giornata a tutti!

Redazione VediamociChiara
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Abbiamo intervistato il dottor Giorgio Amedeo Agrò per parlare delle malattie cardiovascolari e di come fare prevenzione. Ecco le sue risposte

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Ultimo aggiornamento: 2 luglio 2021

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