Breve storia della medicina occidentale – Seconda puntata

Breve storia della medicina occidentale: Il patriarcato e la medicina di genere

Breve storia della medicina (seconda puntata).

Il patriarcato è un regime culturale e, come tale, investe interamente l’essenza di una società; è parte integrante del suo tessuto connettivo, costituisce la chiave interpretativa delle sue realtà e caratterizza dogmaticamente i rapporti e le gerarchie tra gli individui che la compongono. Esso parte da una concezione gnoseologica che fa dell’essere umano di sesso maschile, adulto e perfetto, il centro dell’universo, creando un “metro di misura” di valori basati esclusivamente sull’esaltazione di tali peculiarità maschili e che, perciò, non lascia spazio per considerazioni paritarie nei confronti di caratteristiche “diverse”. Di conseguenza ogni forma di umanità, fisica o intellettuale, ogni forma di espressione che si discosti da questo modello, è considerata dalla comunità patriarcale inferiore o addirittura degradata, e ogni diversità viene tollerata solo se utile e funzionale agli interessi e alle necessità di quel modello e accettata nei limiti in cui è capace di suscitarne e mantenerne l’interesse.

Breve storia della medicina – In questo sistema sociale, quindi, l’uomo come sopra inteso, è colui che domina e tutto il resto, considerato inferiore, è a lui asservito. Perciò, l’altra metà del genere umano, la donna, che è la “diversa” per eccellenza, colei che non può per sua natura possedere quelle caratteristiche maschili che la società ha messo all’apice della sua scala di valori, deve occupare, comunque e necessariamente, un posto gerarchicamente inferiore a lui. Questo è il criterio culturale che, in modo più o meno attenuato, ma spesso nella sua forma più integrale, ha caratterizzato e ancora caratterizza le realtà sociali nelle varie fasi della storia dell’umanità, per la maggior parte dei Paesi del mondo.

Breve storia della medicina – Emblematico può essere considerato l’autorevole “imprimatur” che il grande filosofo greco, Aristotele (Stagira 384 – Calcide 322 a.C.), noto a tutti per l’influenza e il prestigio del suo pensiero, diede a tale criterio valutativo. Egli asseriva che la donna, rispetto al modello di perfezione rappresentato dall’uomo, è afflitta da un complesso di carenze, cioè: “ ha un cervello più piccolo, un numero inferiore di suture craniche, una voce più debole, minore forza muscolare. È una creatura “imperfetta”, inferiore, degradata. Ha un’anima senza autorità come quella dei bambini, ma a differenza di questi, destinati ad ottenerla diventando adulti, non potrà mai acquisirla. Quindi, nascere donna è “teras”, un prodigio mostruoso della natura. Il corpo femminile è caratterizzato dall’impotenza, incapace di generare da solo, incompiuto: è un campo sterile se non arato. La donna, perciò, è una creatura passiva, un’anomalia, che la natura ha creato esclusivamente finalizzata alla riproduzione della specie”.

Breve storia della medicina – Perseguitata da questa assiomatica reputazione la donna ha vissuto per millenni in una perenne condizione di inferiorità (fino a tempi assai recenti, nella civiltà occidentale, la donna non era considerata nemmeno un soggetto giuridico). Per millenni la cultura patriarcale ha rifiutato di riconoscere alla biologica complementarità dei sessi la sua “ovvia parità” (si poteva facilmente ribattere che anche l’aratro, senza un campo da arare, diviene uno strumento inutile e che l’uomo non può generare da solo), attribuendo all’uomo un’arbitraria quanto immeritata prevalenza. La conseguenza è stata che, specie nelle comunità più integraliste, per millenni il genere maschile ha proceduto (e ancora lo fa) parallelamente a quello femminile, senza mai cercare di stabilire con esso un dialogo veramente costruttivo: negando alla donna il diritto e a se stesso un’importante occasione di promuovere un più ricco ed equilibrato sviluppo delle potenzialità della specie umana. Possiamo considerare un esempio di tale incomunicabilità fra i due sessi, quanto riporta la storia della medicina sull’atteggiamento di grande diffidenza delle donne della Grecia antica nei confronti della nuova arte medica creata da Ippocrate. Sappiamo che i testi del “Corpus Hippocraticum” (Grecia V-IV sec. a.C.) segnarono per la medicina una tappa fondamentale della sua evoluzione come “attività scientifica”.

Breve storia della medicina – Tuttavia, va reso noto che i sistemi professionali ippocratici non incontrarono un’immediata e unanime accoglienza nelle comunità contemporanee, ma che dovettero contendere la propria credibilità rispetto a tradizioni popolari, pratiche arcaiche, pregiudizi, tecnologie e terapie esercitati non da medici, ma in genere da maghi, praticoni, ciarlatani; e che tra le varie medicine, diciamo “alternative” , vanno annoverati anche i metodi di cura adottati dalle donne. Le donne ateniesi, infatti, abituate a vivere segregate in casa, nelle stanze a loro destinate, con rarissime occasioni per uscirne, temevano il mondo maschile, non se ne fidavano ed erano invase da un invincibile senso di pudore al solo pensiero di mostrare il proprio corpo nudo ad un uomo, sia pure per ragioni legate all’esercizio della sua professione di medico. Conseguentemente, in caso di malattia, esse non si rivolgevano ad un professionista – che necessariamente doveva essere un uomo in quanto, per le ragioni di inferiorità sopra descritte, alle donne era proibito lo studio della medicina e l’esercizio di pratiche terapeutiche – ma ricorrevano ai rimedi propri del “fai da te”. Molte preferivano morire tra dolori inenarrabili durante o dopo il parto pur di non rivolgersi ad un medico, oppure si rassegnavano ad interpellarlo solo quando le malattie di cui erano affette erano ormai divenute incurabili e i rimedi adottati inefficaci. Quindi, le donne ai progressi dello studio, della logica e dell’osservazione della nuova scienza medica, anteponevano le pratiche derivanti dall’esperienza propria o di altre donne, specie nei campi della ginecologia, dell’ostetricia e della pediatra, dove esse potevano anche vantare (almeno in questo) una conoscenza personale e diretta del fenomeno, presupponendo perciò di saperne più di un professionista uomo.

Breve storia della medicina – Tuttavia, malgrado alle donne fosse proibito l’accesso agli studi delle scienze mediche, ve ne furono alcune che, intellettualmente attratte dai metodi logici delle nuove teorie scientifiche, riuscirono ad eludere i divieti e a divenire medici egualmente, fingendosi uomini e praticando così la professione. Lo scrittore latino Igino (I sec. d.C.), in proposito, racconta di Agnodice, una fanciulla ateniese del IV secolo a. C., che, appunto, travestendosi da uomo, riuscì a frequentare la scuola di ostetricia di Erofilo, noto medico di Alessandria. Tornata ad Atene, sempre fingendosi uomo, vi esercitò la professione, naturalmente, con risultati assai più brillanti di quelli degli altri medici, in quanto riusciva a guadagnare la fiducia e a vincere la ritrosia delle donne, rivelando loro, in segreto la sua vera identità. Tuttavia, molti di quei medici furono presi da invidia per il successo che “quel loro collega” riscuoteva e lo accusarono davanti ai giudici dell’Aeropago di “corrompere le mogli”, ottenendo pure un verdetto di colpevolezza. Di conseguenza, Agnodice fu costretta a rivelare pubblicamente la sua verità. I medici allora infierirono su di lei con maggior collera, perché era una donna e aveva esercitato la professione sotto falsa identità. Stava per essere emessa una sentenza di condanna a morte contro di lei, quando fu salvata da una delegazione di aristocratiche, le quali si presentarono ai giudici accusandoli di essere nemici del genere umano, perché con quella condanna avrebbero impedito all’umanità di riprodursi: esse, infatti, erano riuscite a procreare felicemente proprio e soltanto per merito di Agnodice, che malgrado il pericolo di essere scoperta, aveva messo a disposizione delle altre donne la sua scienza, permettendo loro di non dover fare violenza al proprio pudore e di partorire, confortate dalla migliore assistenza medica possibile.
I giudici, convinti da questi argomenti, accordarono ad Agnodice il permesso di esercitare la professione. Inoltre, annullarono il divieto alle donne di studiare medicina, consentendo ad esse di svolgere attività terapeutiche, ovviamente, solo con pazienti di sesso femminile.
Quanto tale episodio sia storicamente vero non è provato, tuttavia l’ho riportato qui perché costituisce un esempio tipico del sistema patriarcale che impedisce al genere femminile di istruirsi e di coltivare interessi diversi da quelli ad esso consentiti e, in contrapposizione a ciò, la perseveranza e il coraggio delle donne, le quali, comunque, si ingegnano a trovare espedienti per aggirare i divieti, anche affrontando avventurosamente l’ostilità della cultura dominante.

Breve storia della medicina – Leggendo, però, tra le pieghe della tradizione letteraria e studiando le iscrizioni epigrafiche tombali o interpretando altri reperti archeologici, scopriamo la presenza delle donne sin dagli albori della civiltà occidentale, nella storia della medicina.
Era, infatti, un vero e competente medico Agamede, figlia del re degli Epei, che, nell’Iliade, Omero descrive mentre cura i feriti sulla piana di Troia; e anche Elena era una guaritrice provetta, avendo studiato medicina in Egitto. In Egitto, poi, dove il patriarcato mostrava forme più attenuate, le donne frequentavano le scuole di medicina di Sais ed Eliopoli e potevano esercitare la professione. In tali scuole studiavano anche molte fanciulle provenienti da diversi Paesi del Mediterraneo. Ad Eliopoli nel 1500 a.C., sotto la XVIII dinastia con la regina Hashepsut, che era esperta in medicina e in botanica, studiarono anche Mosè e sua moglie Zipporah. Nel papiro di Kahun vengono descritte diagnosi di gravidanze e studi sulla sterilità. Donne chirurgo effettuavano parti cesarei, operavano tumori e curavano fratture. Molte studentesse frequentavano la scuola di ostetricia e di ginecologia nell’isola di Cnido e anche Ippocrate apprezzava il valore scientifico degli studi effettuati in materia di erboristeria da molte guaritrici, tra cui va menzionata Artemisia, regina di Caria, che conosceva molto bene le proprietà terapeutiche delle piante officinali.

Breve storia della medicina – Quanto appena detto, però, non deve essere interpretato come un’apertura della società patriarcale nei confronti della donna: essa rimane sempre considerata una creatura inferiore e l’acquisizione dell’istruzione non riveste per lei la qualifica di un “diritto”, ma è solo una “concessione”, che viene data entro i limiti ristretti e prestabiliti delle esigenze del sistema. Dall’episodio sopra riportato, risulta evidente, infatti, che il permesso allo studio della medicina ottenuto dalle donne ateniesi fu circoscritto all’ostetricia, alla ginecologia e alla pediatria e il conseguente diritto di esercitare la professione medica, limitato esclusivamente a queste discipline, unicamente, per risolvere problemi legati alle ineludibili esigenze della popolazione femminile.

A conclusione di questo articolo e a completamento dell’informazione sull’argomento, mi sembra utile anche aggiungere che tali condizionamenti, nel mondo occidentale, sono durati fino a tempi assai recenti e che ancora nel secolo scorso, le donne desiderose di estendere la loro cultura, laurearsi, frequentare corsi scientifici avanzati, praticare professionalmente particolari specializzazioni, trovavano una strada disseminata di pregiudizi e di divieti. Pertanto, la storia della medicina riporta che non erano così eccezionali i casi di donne, che per tutta la vita hanno finto di essere uomini pur di coltivare il loro talento, esercitare liberamente la professione, fare ricerca, e contribuire, malgrado tutto, al progresso e al benessere dell’umanità.

Dott.ssa Silvana Vitali per Redazione VediamociChiara
© riproduzione riservata

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Breve storia della medicina – Il patriarcato e la medicina femminile non sono mai andati tanto d’accordo. Solo in tempi recenti è nata la medicina di genere.

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Ultimo aggiornamento: 09 ottobre 2024

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Una risposta

  1. Povere donne…chissà quando anche la medicina si renderà conto veramente che le nostre esigenze sono diverse da quelle degli uomini!

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