Non lo so cosa provo. Sinceramente non mi va nemmeno così tanto di parlarne. Mi innervosisce, divento orribile e dico cose orribili.
Che poi non è nemmeno vero, perché dipende da come sto quel giorno, se mi girano già di mio per altre cose o se sono serena. Voglio dire, mi è capitato di parlare dei miei sentimenti, di aprirmi con qualcuno senza problemi, ma diciamo che in generale affrontare questo argomento mi rode parecchio.
Tutti mi dicono che è normale, anche questo dipende da quello che è accaduto, dal nostro rapporto. Che però non c’è. Che razza di rapporto è questo? In definitiva non c’è mai stato.
Chissà, può essere che il mio essere così volubile sia per causa sua.
Il mio psicologo dice che in realtà la questione è un po’ più complessa, ma è inutile che vi dica quello che penso della psicologia, si aprirebbe una parentesi poco piacevole e va a finire che qualcuno ci rimane male.
Mia madre afferma che, a dire il vero, sono sempre stata così, fin da piccola. Come dice lei, complicata. Io le rispondo che questo è un modo carino per dirmi che sono una rompiscatole.
Il problema è che in fin dei conti ho preso tutto da lei e se quel poveretto se n’è andato di casa c’è anche da capirlo, chi avrebbe resistito con due come noi.
Io almeno li riconosco i miei difetti. Mamma dice che non ci devo nemmeno provare a tirarmi addosso le colpe, in questa storia il disgraziato maledetto – anche questo un modo più carino per definirlo – è solo lui.
Fatto sta che a tutt’oggi non so se lo odio profondamente o se l’ho perdonato. Non so se considerarlo mio padre o un perfetto sconosciuto.
L’altro giorno ero al solito posto con alcuni amici e l’ho visto passare. Era con una donna. L’ho osservato, facendo in modo che non mi vedesse. Aveva quella sua camminata bella, falcate ampie e sicure. Rideva mentre lei le si è stretta al petto e lui le ha baciato la testa.
Sinceramente non sembrava un tipo che pensa troppo spesso al passato, aveva quello sguardo sicuro verso un punto lontano, di chi ha degli obiettivi da raggiungere e non ha tempo di fermarsi ad ascoltare i problemi di moglie e figli.
Mi è salito il cuore in gola, quello era mio padre, eppure poteva essere un uomo qualsiasi passando per la via.
Per un attimo ho pensato che sarebbe stato bello se mi avesse portato con lui, se avesse baciato anche la mia testa, se avessimo potuto ridere insieme per qualcosa di buffo, che avremmo condiviso solo noi e che ci avrebbe fatto ridere di nuovo in futuro.
Subito dopo, invece, ho sperato che una macchina li investisse in pieno mentre attraversavano la strada.
Accidenti. Non lo so cosa provo veramente, e non mi va nemmeno di parlarne. Lo vedete, alla fine va a finire che dico cose orribili.
Milena Martin per Redazione VediamociChiara
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