
Dal pacemaker al post-it: cosa fare con una colla che non attacca o di un pezzo di gomma indurito?
La risposta è semplice: si apre la strada agli stimolatori cardiaci (pacemaker), si inventano i Post-it, si realizzano i primi pneumatici… oggetti e dispositivi dati per certi nella realtà quotidiana, eppure frutto di coincidenze accidentali al momento della loro comparsa.
Tra le scoperte causali legate alla salute ci sono sicuramente gli stimolatori cardiaci, i sulfamidici, il Velcro®, usato ad esempio nel manicotto di tela dei misuratori di pressione e altri dispositivi, e gli pneumatici.
Il PaceMaker
Per quanto riguarda gli stimolatori cardiaci la loro storia comincia negli anni ’60 con un piccolo errore nel montaggio di uno strumento per la misurazione dell’attività cardiaca e la diagnosi tempestiva delle aritmie. Il tecnico responsabile del processo comprese subito che si sarebbe potuto trasformare l’anomalia di funzionamento nella chiave di volta di un sistema in grado di regolarizzare il battito cardiaco, il moderno “pacemaker”, dispositivo medico impiantato ogni anno in oltre 4000 nuovi pazienti… solo in Italia.
Pacemaker e altre scoperte casuali per la salute: i sulfamidici e il Velcro®
Il colorante rosso Prontosil rubrum è passato dall’industria dei tessuti a quella del farmaco grazie al brillante intuito di Gerhard Domagk che decise di valutarne l’attività antibatterica, ponendo così le basi per la progettazione dei sulfamidici, i primi farmaci antibiotici, e ricevendo per questa nobile ragione il premio Nobel per la Medicina nel 1939.
Come per il pacemaker anche il Velcro® nasce da una curiosa constatazione. Il comune Velcro®, letteralmente velour-crochet, impiegato oggi in strumenti medicali, come i già nominati manicotti per i misuratori di pressione, ma anche per la chiusura di scarpe, sportive e non, borse, astucci e sacche dai contenuti più vari. Il Velcro® è un sistema nato quando l’ingegnere svizzero, Georges de Mestral, osservando l’”ostinata” adesività delle foglie di bardana maggiore, Arctium lappa, tanto ai suoi pantaloni, quanto al pelo del suo amato cane nel corso di una passeggiata campestre, ne replicò il meccanismo negli anni ‘40.
Gli Pneumatici
Come il pacemaker anche gli pneumatici hanno una storia curiosa. Il processo di vulcanizzazione della gomma è alla base dell’elasticità degli pneumatici ed è conseguenza di un fatto avvenuto in modo fortuito, la caduta di un pezzo di gomma mista a zolfo su una stufa calda: il materiale ottenuto è, infatti, estendibile e in grado di mantenere la forma originale, anche in presenza di variazioni di temperatura. La comparsa della nuova e decisiva proprietà della gomma non sfuggì a Charles N. Goodyear che nel XIX secolo potè proficuamente avviare la produzione dei pneumatici. Non dimentichiamo che gli pneumatici consentono lo spostamento di apparecchiature mediche, carrelli e sedie a rotelle.
Altre scoperte fondamentali non necessariamente legate alla salute ma decisamente geniali: i Post-It
Anche i post-it come il pacemaker sono stati scoperti per caso. Nonostante il continuo ricorso ai “post” virtuali nelle conversazioni con i telefonini, il Post-it è ampiamente (e saldamente) impiegato a casa, in ufficio e a scuola come memo, in libri e riviste per le note a margine o come segnalibro; tuttavia, non sarebbero forse mai esistiti se, nel corso del processo di produzione di una nuova colla da carta alla 3M nel 1968, qualche ignoto imprevisto non ne avesse determinato la proprietà di non perdere completamente il solvente, rendendo in tal modo possibile il successivo riposizionamento della parte incollata.
L’ingegno, lo studio, la creatività sono i fattori determinanti nella trasformazione di qualcosa apparentemente privo di utilità nel suo contrario.
Tra le fonti di questo articolo segnaliamo
>>> Deutche Apotheker Zeitung 
>>> Goethe Institut 
>>> Ingenieur

								
								
								
								
								
								
								
								
								
								
								
								
								
								




















								



2 risposte
Un articolo davvero interessante! Grazie
Grazie Fabiola
In effetti sono davvero tante le scoperte “per caso”