Oggi, in Italia, un’alta percentuale di donne dipende finanziariamente dal partner, in un’insopportabile violenza economica di genere.
Senza la possibilità di gestire direttamente il denaro guadagnato con il proprio lavoro. Un abuso subdolo e silenzioso che si può e si deve contrastare.
La nostra Cinzia D’Agostino ne ha parlato con la
dott.ssa Giovanna Boggio Robutti, direttrice generale della Fondazione per l’Educazione finanziaria e al Risparmio (FEduF)
Violenza economica di genere: il benessere non è qui
Il benessere di una persona è strettamente legato a una salute in piena forma, certo, ma anche alla possibilità non scontata di gestire direttamente il denaro guadagnato con il proprio lavoro. Per le donne, troppo spesso, non è così.
Una ricerca condotta dal Museo del risparmio di Torino, con Episteme dice che in Italia le donne senza un conto corrente, né cointestato né condiviso, sono il 18%, una su cinque.
Altra analisi, ad opera di Global Thinking Foundation e Roba da Donne evidenzia: in Italia solo il 68,8% delle donne si dichiara economicamente autonomo a fronte di un 31,2% che dipende dal partner o da altro familiare.
Eppure, l’emancipazione femminile è anche possedere un conto in banca, gestire il proprio denaro, essere autonome finanziariamente. Ma sono ancora troppi i casi in cui questo non avviene e in cui la violenza economica di genere è subita da tante donne.
Violenza economica di genere, difficile da individuare
Ma che cos’è la violenza economica di genere? “È un abuso che può avere forme differenti e gravi: dal controllare o limitare l’accesso ai soldi fino ad obbligare la partner a indebitarsi o a partecipare ad attività di cui non è consapevole. È di fatto una forma piuttosto subdola di violenza di genere ed è spesso difficile da individuare poiché in numerose realtà sociali non solo è presente, ma è accettata dalle stesse donne”. La spiega così Giovanna Boggio Robutti, direttrice generale della Fondazione per l’Educazione finanziaria e al Risparmio (FEduF).
Violenza economica di genere: come si manifesta
In che modo si declina la violenza economica? Le tipologie sono diverse. “Le più evidenti”, rimarca Boggio Robutti, “si hanno quando in ambito famigliare alla donna viene proibito di avere un lavoro”.
Ciò significherebbe uno spazio di autonomia e dunque anche una gestione diretta del proprio denaro, l’apertura di un proprio conto corrente. La libertà insomma di scegliere come usare i propri soldi. Impedire tutto questo è una vera e propria opera di sorveglianza sulla donna “una violenza a tutti gli effetti”, sottolinea la direttrice di FEduF.
Violenza economica di genere: i campanelli d’allarme
La violenza economica di genere, rivela il direttore, “si traduce in atti deliberati di controllo e monitoraggio del comportamento di una persona sull’utilizzo del denaro”. E prosegue: “In tutti gli atteggiamenti vessatori e violenti c’è un minino comun denominatore: negare la gestione delle risorse economiche, esporre la partner a debiti di cui non è consapevole, impedirle di avere un lavoro e un’autonomia finanziaria e di utilizzo delle proprie risorse secondo la sua volontà”.
L’obiettivo è unico: “Impedire che la donna possa diventare economicamente indipendente. Spesso proprio le donne faticano a riconoscerla come vera e propria violenza, a causa di stereotipi che la giustificano culturalmente”. È fondamentale che la donna sappia se la gestione e l’accesso al proprio denaro sono effettuati liberamente. “Soprattutto”, suggerisce la direttrice, “deve chiedersi come può imparare ad essere autonoma e chi la può aiutare in questo”.
La violenza economica di genere si può prevenire
Boggio Borutti non ha dubbi, la violenza economica di genere si può prevenire. Come? “Ad esempio evitando di delegare totalmente ad altri le decisioni economiche. Non dimentichiamo che il denaro è uno strumento indispensabile per il benessere presente e futuro e che la vita ci riserva sorprese non sempre positive”. Sottolinea con forza: “Importante è l’educazione finanziaria, ossia acquisire le competenze essenziali per gestire il proprio denaro e riconoscere l’importanza dell’indipendenza economica. È il primo passo cruciale verso la libertà, personale e sociale”.
Difendersi dalla violenza economica di genere
Ma contro la violenza economica di genere, in particolare se evidente, cosa si può fare esattamente? Netta la risposta della direttrice: “Sì, difendersi è possibile! Intanto è bene ricordare il Servizio nazionale gratuito di prima assistenza per le donne vittime di violenza che risponde al numero 1522. È inoltre possibile rivolgersi alle varie reti presenti sul territorio che offrono assistenza psicologica e aiuti pratici alle donne che hanno bisogno di essere supportate e orientate nel percorso per recuperare l’autonomia perduta e riallacciare i rapporti con il mondo del lavoro”.
È importante inoltre pianificare una via d’uscita dalla situazione di violenza economica, mettendo da parte le risorse necessarie utili per il futuro e per cercare un alloggio sicuro. “In linea generale, è bene risparmiare regolarmente, anche piccole quantità di denaro, che possono contribuire a creare un fondo di emergenza prezioso”, raccomanda Boggio Borutti.
Consigli contro la violenza economica di genere
Tra i consigli per non rimanere intrappolate nella violenza economica: va difesa la propria autonomia economica, aprendo un conto corrente a proprio nome, evitando di esporsi a sovraindebitamento, soprattutto nel caso di conti cointestati. Anche se a proporlo è il partner, meglio informarsi bene sulle relative conseguenze finanziare e giuridiche che ne possono derivare.
La violenza economica di genere ad ogni età della vita
Rileva Boggio Borutti che la violenza economica di genere è trasversale ad ogni età. Puntualizza: “Dobbiamo anche considerare che il 40% delle anziane vive sola e l’importo medio delle pensioni delle donne è di circa il 30% inferiore rispetto a quello degli uomini. A ciò si aggiunge il fatto che la mancanza di indipendenza economica pesa soprattutto sulle donne che non hanno potuto lavorare e costruirsi una pensione propria”. Non solo. “Molte donne anziane hanno pensioni basse, insufficienti a far fronte ai bisogni primari e sono costrette a dipendere economicamente da altri membri della famiglia, che talvolta possono approfittare di questa situazione. E quindi la violenza economica di genere assume forme ancora più gravi”.
Violenza economica di genere, consapevolezza, autostima
La violenza economica non si mostra solo all’interno di relazioni di coppia ma il grado di parentela non è una discriminante. “Per questa ragione”, secondo la direttrice, “la violenza economica attecchisce meno laddove trova donne consapevoli e soprattutto con una solida indipendenza culturale, oltreché economica. Servono quindi consapevolezza, autostima, ma anche la conoscenza di nozioni finanziarie di base, a partire dalle più semplici: ed è qui che entra in gioco l’educazione finanziaria. Senza questa competenza fondamentale, una persona è facilmente vittima di controllo economico, perché non pienamente consapevole dei suoi diritti e priva di strumenti di autonomia, quindi di libertà”.
Strumenti contro la violenza economica di genere
Informarsi e acquisire conoscenze finanziare sono strumenti determinanti per combattere la violenza economica di genere. Allo scopo, da visionare il portale Cura i tuoi soldi, con consigli utili sulla gestione del denaro. Tra le ultime iniziative c’è “Parole di inclusione-Contro la violenza economica Tu non sei sola”, progetto promosso da FEduF con l’ABI, associazione bancaria italiana, e il Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta di otto brevi approfondimenti da ascoltare in un podcast e una brochure dedicata.
Parecchie informazioni ci sono nella Guida contro la Violenza Economica realizzata sempre da FEduF con ABI e in raccordo con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri
Da sapere che esiste “Microcredito di libertà”, programma per favorire la concessione di finanziamenti (nella forma di microcrediti sociale e d’impresa) a favore delle donne che hanno subito violenza di genere.
Dott.ssa Cinzia D’Agostino per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
Take Home Message
Il benessere di una persona non è solo legato alla salute fisica in senso stretto, ma anche alla salute e all’indipendenza economica. In Italia sono ancora troppe le donne che non possono gestire direttamente il denaro guadagnato con il proprio lavoro, sono vittime di una forma di violenza economia di genere imposta dal partner.
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2 risposte
Un articolo molto vero che merita una riflessione da parte di tutte noi. Grazie
Hai ragione Paola, è il motivo per cui abbiamo deciso di parlarne. E’ un tema che impatta indirettamente sulla nostra salute il nostro benessere, ma non per questo è meno importante