Cos’è il lattobacillo Crispatus e perché è così importante per la salute intima?
Intervista al dott Roberto Senatori ginecologo
Parliamo del lattobacillo Crispatus e dell’importanza di un sano microbiota vaginale per la salute della donna e per la prevenzione delle malattie come vaginosi ma anche dall’HPV. Ecco le sue risposte.
Cos’è e quale è la funzione del microbiota vaginale?
Senza entrare troppo nei tecnicismi, il microbiota è l’insieme della comunità ecologica di microrganismi, che possono essere commensali, simbiotici e patogeni, che letteralmente condividono il nostro spazio corporeo o alcuni dei nostri distretti.
Fino a poco tempo fa li studiavamo attraverso tecniche culturali o attraverso l’identificazione biochimica, ma nel 2008 è iniziato il Microbiota Project, che mediante il sequenziamento del DNA o analisi genomica di questi microorganismi, ci ha dato molte più informazioni.
Ci ha detto che portiamo con noi 100 trilioni di batteri, ora sappiamo che ogni distretto corporeo ha le sue caratteristiche ed i suoi abitanti, ci ha insegnato che a livello intestinale lo stato di salute, o eubiosi, è caratterizzato da un’ampia varietà di batteri o alta biodiversità. Ci ha dimostrato invece che a livello vaginale ci sono molti meno batteri e che lo stato di salute si identifica con una bassa biodiversità e con la dominanza delle specie lattobacillari.
Nonostante le variazioni tra persone il core delle microbiota vaginale, in condizioni fisiologiche, è rappresentato dal Crispatus, Lactobacillus iners, Lactobacillus jensenii e Lactobacillus gasseri E oltre alla produzione di acido lattico e perossido di idrogeno, questi sono una risorsa difensiva essenziale contro l’invasione di patogeni esterni e la loro proliferazione; il che significa che sono un baluardo contro l’entrata, la persistenza, ma soprattutto la permanenza e la recidiva delle infezioni.
Cosa succede se si altera questo equilibrio?
In base a ciò che ho appena detto, la prima conseguenza e che e donne che hanno una diminuzione della flora latto-bacillare, che noi identifichiamo con un consorzio di tipo 4, si allontano dalla fisiologia, sono in condizioni di disbiosi, e generalmente più esposte a rischio di infezioni batteriche, virali e fungine.
I lattobacilli, oltre a creare un ambiente a basso pH, quindi acido, non adatto ai patogeni, sono in grado anche di produrre numerosi altri elementi, come biosurfattanti, o le stesse batteriocine, che come dice il nome hanno una azione battericida diretta.
Ma gli effetti di una alterazione del microbiota non si limitano solo ad una maggiore incidenza o durata delle infezioni, Cominciamo oggi a conoscere gli effetti sulla atrofia vaginale menopausale, sul parto prematuro…
Tornando alle infezioni, virus e batteri non sono più come nell’800 solo causa di febbre o di patologia infettiva. Ma sono associati anche alla genesi, o lo possono essere, di alcuni tumori.
Parliamo dell’HPV
L’infezione per esempio da HPV, è la malattia sessualmente trasmessa più comune. Il virus è ubiquitario, ma quasi sempre è una infezione transitoria, che raramente dà conseguenze. E comunque se le dà, e se sono di basso grado, spesso regrediscono spontaneamente. Il tumore da HPV, questo per tranquillizzare l’utenza, è una malattia molto rara, di infezione molto comune.
Ora, gli studi sul microbiota hanno portato alla comunità scientifica a ripensare al tradizionale modello concettuale della storia naturale. Perché microbiota e sistema immunitario sono in stretta connessione, e la vaginosi non è più una semplice infiammazione banale, ma crea un processo infiammatorio cronico a livello vaginale, e determina delle alterazioni della risposta immunitaria favorendo l’infezione virale.
Non per niente, nei vaginotipi buoni, l’eliminazione del virus è maggiore, più rapida. In quelli sfavorevoli, prevalgono invece persistenza e progressione.
Le donne con ambienti non lattobacillari, hanno una probabilità da 3 a 5 volte maggiore di sviluppare prima una lesione pre-tumorale e poi un cancro. Certo, in molto tempo, rispetto alle donne che hanno un Crispatus.
Per la prima volta è stato stabilito, anche per il carcinoma della cervice, che una condizione infiammatoria reiterata è fondamentale per la progressione della lesione, come già sappiamo per esempio per il tumore del colon.
Quindi identificare alcuni vaginotipi alterati è importante per prevedere il rischio di cancro, per sviluppare una prevenzione mirata e per testare nuove strategie terapeutiche basate sui pre-probiotici.
Cosa possiamo fare quindi per ripristinare la situazione? Per migliorare la nostra condizione?
- Prima di tutto la prevenzione ed il corretto stile di vita. Concetto che so esservi molto caro! E ‘importante ridurre i fattori di rischio di alterazione del microbiota vaginale. Tra questi il fumo, che non tutti sanno che ha una azione lattobacillo-tossica! E quindi favorisce i quadri di vaginosi batteriche e aumenta l’acquisizione di altre infezioni a trasmissione sessuale.
- Molto importante è anche il controllo dell’alimentazione, l’alimentazione mediterranea, ridurre il consumo di carni rosse, che possono favorire microrganismi che alterano il microbiota. Condizione che noi conosciamo perfettamente a livello di intestinale.
- Il terzo aspetto è ridurre, o limitare quanto più possibile le cure antibiotiche, perché sappiamo bene che intervenire con questa modalità rischia di destabilizzare la mucosa vaginale. Distruggere anche lattobacilli chiamiamoli “buoni”, protettivi, favorendo la disbiosi, che tende ad alterare l’ambiente vaginale, riducendone le difese e dando luogo a recidive di infezioni.
Il modello che noi tendiamo a proporre è quello secondo il quale a livello vaginale va contrastata la diversità batterica, perché è quella che determina una condizione di allontanamento dalla fisiologia.
E’ per questo che oggi si preferisce intervenire, durante o subito dopo il trattamento farmacologico, con probiotici a base di lattobacilli, che da soli, a volte, sono in grado di ristabilire l’equilibrio naturale della flora vaginale.
Le conoscenze in questo campo ci forniscono gli indizi e gli strumenti per produrre l’uso di lattobacilli come potenziale linea di trattamento, anche delle lesioni che sono dovute al virus HPV.
In base alla tua esperienza quale lattobacillo può aiutarci di più a prevenire o a risolvere questo genere di problemi?
Il microbiota vaginale a dominanza Crispatus è la colonna portante del sistema di difesa vaginale. Ed è per questa ragione che il lactobacillus Crispatus riceve il maggiore consenso dal mondo scientifico. Sappiamo da tempo che i regimi probiotici sono sicuri ed in grado di esprimere un benefico effetto nel trattamento delle vagitosi, a breve e a lungo termine.
In letteratura ci sono molti studi che utilizzano per esempio il Lactobacillus Rhamnosus. Nobilissimo lattobacillo, che però non fa parte del consorzio microbico vaginale, eppure ha dei buoni risultati.
Quindi il suo meccanismo di azione non può che essere indiretto, operando attraverso la bonifica dell’intestino.
Lattobacillo Crispatus
Soltanto il Crispatus produce acido lattico in forma protonata, ha una azione battericida, ha una azione virucida, inoltre è colonizzante, stabile, dominante ed è in grado di favorire una bassa biodiversità, di cui parlavo prima. Poiché gli effetti sono ceppo-specifici e dose-dipendenti è necessario operare secondo procedure standardizzate, perché questo influenza la sopravvivenza microbica, la loro crescita, la loro vitalità e la loro possibilità di colonizzare.
Oggi abbiamo a disposizione il ceppo M247 di Crispatus. Per curiosità la sigla M è l’iniziale del nome del donatore, mentre 247 non è così ovvio pensare e sapere che è il numero della colonia isolata. Cioè rappresenta i tentativi che sono stati necessari per ottenere una colonia in grado di crescere in laboratorio. Non è l’unico Crispatus attualmente in commercio, ma è quello che possiede una capacità di crescita di gran lunga superiore. E si trova nell’integratore CRISPACT® (ndr).
Se lo si assume per via orale, cosa consigliata, il ceppo è in grado di colonizzare la vagina. Questo lo si è potuto valutare sia indirettamente attraverso l’abbassamento del pH, ma anche attraverso analisi genomiche specifiche, che sono come un codice a barre del ceppo, che dicevo prima, perché è stato rinvenuto in vagina 4 settimane dopo l’assunzione per via orale.
Un’altra caratteristica di questo ceppo è la sua insensibilità, non trasferibile al metrodinazolo, cioè il presidio che viene comunemente utilizzato e che è raccomandato dalle linee guida internazionali nella terapia delle vaginosi.
Ma il metrodinazolo dà il 40% di recidive… il Crispatus è insensibile e quindi è possibile operare una strategia di tipo combinato.
Inoltre, per chiudere, per quanto concerne l’HPV, esiste un recente studio dell’Università di Tor Vergata che ha preso in esame una quarantina di donne che avevano tutte una positività da HPV, in assenza di alterazioni importanti e che ovviamente come ci si aspettava nel 70% dei casi avevano un consorzio disbiotico di tipo 4.
Dopo 3 mesi soli di assunzione per bocca, il 97% si è convertito in un consorzio lattobacillare. Per quanto concerne la eliminazione del virus, cioè la clearence dopo solo 3 mesi il 71% di queste donne, che erano tutte positive, si era negativizzata, dato di clearence spontanea normalmente irraggiungibile dopo 3 mesi.
La nostra dott.ssa Maria Luisa Barbarulo intervista il dott. Roberto Senatori ginecologo per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
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Take Home Message – Il lattobacillo Crispatus
Abbiamo intervistato il dott Roberto Senatori per parlare dell’importanza di un sano microbiota vaginale per la salute della donna e per la prevenzione delle malattie come vaginosi ma anche dall’HPV. Ecco le sue risposte.
Tempo di lettura: 7 minuti
Una risposta
davvero molto molto interessante ………