Doomscrolling: Perché è una Pratica Potenzialmente Dannosa per la Nostra Psiche

Doomscrolling

Doomscrolling: perché è una pratica potenzialmente dannosa per la nostra psiche

Intervista alla dott.ssa Patrizia Mattioli

La ricerca ossessiva di aggiornamenti e news hanno accentuato questo modo compulsivo di approcciarsi alle notizie: ecco perché però, può ledere la nostra psiche.  La dott.ssa Angela Nanni intervista per VediamociChiara la dott.ssa Patrizia Mattioli Psicoterapeuta

Uscire e vedere tantissime persone con il capo chino sullo smartphone….

Anche in casa, spesso, ci si guarda intorno e si vedono tutti i componenti della famiglia con la testa reclinata a scorrere lo smartphone. Proprio il gesto di scorrere lo schermo dello smartphone alla ricerca spasmodica di notizie ha preso il nome di Doomscrolling  un neologismo inglese, nato accostando doom, sciagura con scrolling, scorrimento. La pandemia di Covid-19, prima e la guerra dopo, infatti, hanno innescato un sentimento di ricerca spasmodica di informazioni intorno a un tema così nuovo per tutti e dai risvolti inaspettati. Tutti a chiedersi come poteva evolversi la pandemia prima, la guerra poi, quanti morti, quali conseguenze, quali provvedimenti. La visualizzazione dello smartphone non è solo più in risposta a notifiche o chiamate, ma diventa un gesto automatico, che si ripete infinite volte durante la giornata, in ogni momento vuoto e spinge alla ricerca di notizie nelle pagine social come nei siti di informazione. Lo scrolling induce a cercare spesso le cattive notizie: “I momenti di crisi e di incertezze stimolano la ricerca di informazioni che aiutino a comprendere ciò che succede, e a fare previsioni per il futuro. È un tentativo di controllo su esperienze inaspettate che ci colgono impreparati, come ci è successo per il primo lockdown, che è stato per tutti molto difficile – spiega Patrizia Mattioli Psicoterapeuta che aggiunge – Costretti a una deprivazione sociale senza precedenti, siamo stati inondati da cattive notizie: ospedali al collasso, misure restrittive, statistiche su casi, ricoveri e decessi, che hanno fatto parte della nostra quotidianità per un tempo sufficientemente lungo da accentuare l’innato bisogno umano di conoscenza e prevedibilità, difficile poi da abbandonare”.

Scrolling: quando si sconfina nella compulsione

Questa ricerca di notizie in alcune persone diventa un atteggiamento compulsivo: riflettendo molti confessano che il loro scrolling inizia spesso in momenti poco piacevoli. Quando si sentono a disagio, per esempio, anziché affrontarlo, tirano fuori lo smartphone e si rifugiano nella ricerca di notizie. Questo atteggiamento non è comune solo alla fermata dell’autobus, in una sala d’attesa per una visita medica o addirittura mentre si aspetta che scatti il rosso al semaforo, è un bisogno che spesso si esprime la sera, a letto prima di addormentarsi. È come se al posto di ripercorrere le tappe della giornata con tutte le sue difficoltà, ci si rifugiasse in un mondo fatto di notizie tristi che riescono a distrarre dal proprio vissuto con tutte le sue problematiche. Questo atteggiamento è pericoloso e non va sottovalutato come invita a riflettere ancora la dott.ssa Mattioli: “Abbandonarsi al doomscrolling distrae da altri problemi personali e in realtà, mantenendolo anche quando le condizioni esterne sono cambiate, si rischia di ottenere l’effetto opposto: nel tentativo di trovare risposte rassicuranti, che aumentano il senso di prevedibilità, ci si ritrova in una spirale di notizie negative ed incerte che diventano ulteriore stimolo di ansia, paura e preoccupazione per il futuro, stimolando un ulteriore bisogno di ricerca, in un circolo vizioso in cui si può rimanere intrappolati.

In conclusione, il doomscrolling può anche essere utile in un contesto di crisi, di incertezza, di paura e di minaccia ma diventa disadattivo se perpetrato anche quando cambiano le condizioni e se diventa eccessivo: diventa allora un boomerang in grado di stimolare ulteriori incertezze e emozioni negative”.

Un fenomeno da non sottovalutare né in adolescenza né in menopausa: ecco perché

Senza voler assolutamente demonizzare le nuove tecnologie che pure sono così utili e che permettono la comunicazione e il lavoro in un modo davvero impensabile fino a un decennio fa, è evidente che lo scrolling e ancora di più il doomscrolling sono atteggiamenti da non sottovalutare, ma da analizzare con attenzione soprattutto quando perpetrati in maniera eccessiva in alcune delicate fasi della vita come l’adolescenza: “Gli adolescenti sono quelli che hanno pagato il prezzo più alto per le restrizioni sociali. La pandemia e il lockdown hanno catapultato i ragazzi all’indietro nel tempo, costringendoli a una regressione, a un ritorno alle mura e alle condizioni familiari, dalle quali invece si dovevano e si devono affrancare – spiega ancora l’esperta che aggiunge – La loro naturale predisposizione alla tecnologia e alla navigazione in rete, ha consentito di mantenere rapporti virtuali con i coetanei, ma anche l’accesso costante a quantità di informazioni massicce che per un giovane sono più difficili da relativizzare, rischiando ancora di più di stimolare sentimenti di paura e ansia per il futuro. La poca esperienza rischia di portarli facilmente a concludere che la vita è un susseguirsi di drammi e pericoli da cui ci si deve costantemente tutelare anticipandoli attraverso il doomscrolling, contemporaneamente conseguenza e causa di ulteriori disagi”

Il doomscrolling può essere pericoloso anche in un’altra fase molto delicata della vita come la menopausa come invita ancora a riflettere l’esperta: “La menopausa è una fase delicata nella vita della donna, caratterizzata da un “prima” e un “dopo”, accompagnata spesso da oscillazioni dell’umore per il cambiamento sul piano dell’identità e del ruolo sociale, tanto da essere anche definita una seconda pubertà. Lasciarsi andare alla spirale del doomscrolling, può rappresentare anche qui una forma di distrazione dal momento di vita e dagli stati d’animo che lo caratterizzano, ma anche accentuare gli stessi per le notizie trovate (o non trovate), e rafforzare una visione negativa del futuro”.

Non bisogna lasciarsi travolgere, in definitiva, ma rispettare le proprie paure, non soffocarle, ma cercare di capirle e risolvere come suggerisce ancora una volta l’esperta: “È fondamentale cercare di mantenere sempre un contatto diretto con se stessi, con la propria parte più autentica, emotiva, al fine di avere sempre informazioni su dove siamo, dove stiamo andando e di cosa abbiamo bisogno. Questo ci consente di valutare quanto un comportamento che mettiamo in atto sia una effettiva strategia di risoluzione di un problema e quanto invece una compulsione paralizzante”.

Dobbiamo sospettare che il doomscrolling sia diventato una dipendenza, se interferisce sulla quotidianità, se ha la priorità su altro, se ha un effetto iatrogeno e stimola ulteriore preoccupazione, incertezza e ansia, quando si ha l’impressione che avvengano e ci si aspetta solo eventi negativi.

Tutto questo è inaccettabile e impone una forte presa di posizione come conclude la dott.ssa Mattioli: “Fermarsi, imporsi una pausa di riflessione, per monitorare di volta in volta il proprio stato emotivo e l’impatto emotivo che ha il doomscrolling , valutare le notizie in modo critico cercando di dare rilievo solo alle informazioni utili. Riconoscere il limite tra l’essere informati e la compulsione a sapere. Valutare il proprio stato d’animo prima e dopo, per riconoscere quanto le informazioni negative che troviamo siano destabilizzanti e causa di ulteriore sofferenza e incertezza”.

Dott.ssa Angela Nanni per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata

Approfondimenti e credits immagine: Focus

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L’ultimo periodo della vita di tutti noi tra pandemia, guerre e senso generale di disagio, ha condotto ad alcuni disturbi nuovi tra cui il doomscrolling La dott.ssa Angela Nanni intervista per VediamociChiara la dott.ssa Patrizia Mattioli Psicoterapeuta

Tempo di lettura: 5 minuti

Ultimo aggiornamento: 13 agosto 2024

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