Cos’è l’ipocondria e perché ne soffriamo?
Una preoccupazione eccessiva ed ingiustificata per la propria salute: l’ipocondria rischia di peggiorare la qualità della vita, nostra e di chi ci sta accanto. Perché si diventa ipocondriaci? Ecosa si può fare per contrastare questo disturbo? Cinzia D’ Agostino ne ha parlato per noi con la dott.ssa Marianna Mazza, psichiatra e psicoterapeuta del Policlinico Gemelli di roma
Ipocondria: il disturbo da ansia di malattia che fa vivere male
Una vera e propria ossessione, una preoccupazione eccessiva ed ingiustificata per la propria salute: è l’ipocondria, la convinzione che qualunque sintomo avvertito possa essere il segnale di una patologia severa.
Chiamata anche disturbo da ansia di malattia, deve il suo nome al termine di origine greca ipocondrio, che in anatomia indica parte dell’addome. E in effetti ipocondria si usa perché spesso il malessere supposto riguarda l’apparato gastro-intestinale. Da qui ipocondrio, e quindi ipocondria.
“Questi sintomi somatici possono esserci oppure no, se ci sono spesso sono di lieve intensità, non sono cioè sintomi importanti”, spiega Marianna Mazza, psichiatra e psicoterapeuta presso l’Unità operativa complessa di psichiatria clinica e d’urgenza nel Policlinico Gemelli di Roma. “Ad esempio è caratteristico che l’ipocondriaco dica ‘il mio battito cardiaco è più forte del normale, e allora c’è ‘sicuramente’ qualcosa che non va al cuore. Stesso discorso nel sentire alcuni dolorini che talvolta sono fisiologici oppure piccoli disturbi intestinali: in queste persone c’è la convinzione di una malattia pericolosa in atto”.
Ipocondria: focalizzazione esagerata su piccoli malesseri
“Un elemento caratteristico di chi soffre di ipocondria è una focalizzazione, un controllo esagerato su piccoli malesseri, persino andare in bagno spesso o troppo poco diventa in questa condizione la spia di una patologia seria. Se anche ci fosse un malessere reale, l’ipocondriaco lo ingigantisce”, precisa la dottoressa Mazza.
La convinzione di avere una malattia importante è poi legata al fatto che tante patologie purtroppo sono silenti. Per cui l’ipocondriaco dice ‘Potrei avere…’, e anche se gli si fa notare ‘Non hai nulla, non hai sintomi…’, risponde ‘Sì ma potrei essere malato senza saperlo’.
“Così in queste persone un semplice raffreddore potrebbe evolvere in una malattia gravissima, un mal di testa potrebbe essere un ictus… a questi livelli”, rileva Mazza.
Ipocondria: ma quale è la causa?
Non c’è un unico responsabile per l’ipocondria.
Come per tutte le patologie psichiche c’è sicuramente una predisposizione individuale, assieme ad altri fattori biologici, ambientali, stile di vita. Abuso di alcol, fumo e sostanze stupefacenti possono pure favorirla. Inoltre ci sono un tipo di personalità e una storia a monte, con traumi più o meno precoci che condizionano poi nello sviluppo eventuale di alcuni sintomi Può accadere che un ipocondriaco sia preoccupato ad esempio di avere la stessa grave malattia che si è portata via la madre. Un modo inconscio per esorcizzare la paura di ammalarsi e morire.
Ipocondria, malattia dal doppio volto
L’ipocondria è una malattia della mente, cui il corpo ‘risponde’ appunto con presunti disturbi di solito trascurabili che per la persona diventano gravissimi.
Marianna Mazza parla di due tipi di ipocondriaci.
Nel primo caso, la persona chiede frequentemente di essere vista dai medici per essere rassicurata. Ci sono soggetti che addirittura si sottopongono a moltissimi controlli spesso inutili, anche spendendo molto. In tale ‘categoria’ rientra chi va su internet a scovare malattie varie i cui sintomi, ovviamente, se li sente tutti addosso.
Nel secondo caso c’è una tipologia opposta. Ovvero quelli che evitano completamente i controlli medici, fanno finta di niente, per loro la salute non sembra avere interesse. E invece dietro c’è una incredibile forma di timore di poter essere, di scoprirsi, davvero malati.
Ipocondria: quando si alza il campanello d’allarme
Certamente, tutti noi, quando dobbiamo fare visite e controlli medici possiamo avere un po’ di ansia sul risultato. Ed è normale. Ma l’ipocondria diventa patologica in un momento preciso: cioè quando è compromessa la qualità di vita della persona. “In questa condizione il pensiero di essere malato e di sentirsi male porta a isolamento sociale. Non solo. Ci si distrae sul lavoro, non ci si concentra nello studio, insomma non si riesce più a occuparsi delle solite cose, a dedicarsi ai propri hobbies. L’allarme c’è quindi quando il terrore di essere malati diventa predominante nella propria vita. E questo condiziona tutti i vari aspetti dell’esistenza.
Di ipocondria si può guarire
La buona notizia è che di ipocondria si può guarire. Lo conferma la dottoressa Mazza. “Ci sono due strategie e funzionano di solito combinate: la psicoterapia e la farmacoterapia.
La farmacoterapia è necessaria quando i sintomi sono molto fastidiosi e serve per far rilassare la persona. Di solito si danno antidepressivi per limitare i livelli di ansia legati al pensiero della patologia che si crede di avere.
Possono essere utili ansiolitici e se la persona ha difficoltà a dormire anche ipnotici. È bene ricordare che i farmaci servono un po’ a tamponare nell’immediato.
Ma è necessario lavorare in psicoterapia, per cui bisogna cercare le cause per cui questo disturbo si è sviluppato. Come accennato può essere un trauma, un qualcosa che si è vissuto nel passato. Oppure spostare sulla paura della malattia un’angoscia legata a tutt’altro”.
Insomma indagare con gli strumenti della psicoterapia perché l’ipocondria limita la vita quotidiana, potrebbe anche essere dovuta a una decisione difficile da prendere, sia lavorativa sia famigliare, che si rimanda concentrandosi su malattie inesistenti. “Prendo tempo”, si dice, ma in realtà il risultato è bloccare qualsiasi azione.
Per questo intervenire il prima possibile in entrambi i fronti è determinante per uscire dall’ipocondria, ricordando inoltre che non è facile portare l’ipocondriaco dallo specialista della mente, poiché, appunto, è sicuro di stare male proprio nel corpo e non averne bisogno.
Con un ulteriore paradosso: “A volte noi psichiatri ci troviamo in difficoltà nel proporre una terapia farmacologica perché queste persone hanno pure paura che i farmaci possano nuocere al loro organismo. L’ipocondria viene allargata anche ai farmaci”, dice Mazza.
L’ipocondria influisce sulla durata della vita
“Si è notata una tendenza all’aumento di diagnosi di ipocondria negli over 65enni, i cosiddetti anziani adulti”, rivela l’esperta. “Questo perché spesso si manifesta all’interno di un disturbo depressivo. Il graduale decadimento fisico di tante persone con l’avanzare degli anni, soprattutto dopo il pensionamento, porta a isolarsi. Stare soli fa diventare più fragili fisicamente ma anche psicologicamente.
Manifestano tristezza, perdita di interesse, trascorrono molto tempo a letto pur non dormendo, si sentono via via più stanchi e potrebbero generare lamentele somatiche. Ovvero la somatizzazione del disagio psichico. Addirittura può insorgere una patologia che può essere di tipo gastrointestinale piuttosto che cardiaca… a volte può essere un’inconscia richiesta di aiuto, di interesse da parte degli altri”.
Non è facile da capire, poiché si tende a pensare che l’umore nero e la stanchezza degli anziani siano normali in questa ultima fase della loro vita.
“Invece no”, rimarca Mazza, “è una situazione che non va sottovalutata, perché può compromettere molto il benessere e addirittura può influire sull’aspettativa di vita. Un anziano che ha deciso di star male prima ancora di esserlo veramente, finisce per essere meno produttivo e quindi essere più a rischio anche di patologie vere e proprie”.
L’ipocondria abbassa le difese immunitarie
Se l’ipocondriaco ha l’angoscia di essere malato, è come se questo stato di stress continua abbassasse le difese immunitarie, per cui diventa più esposto alle patologie che normalmente una persona già fragile è più predisposta da sviluppare per via dell’età.
Gli anziani vanno stimolati, “non lasciarli soli ma anzi convincerli a stare più insieme agli altri e a riprendere interessi, cercare di alzarsi dal letto e rendersi utili in qualche modo. Assecondarli significa in qualche modo confermare che hanno ragione”, asserisce la psichiatra.
Negli anziani capita, nella forma più estrema di questa patologia, che si arrivi al cosiddetto delirio ipocondriaco. “Raro, ma c’è. Un progressivo distacco dalla realtà, per questo si chiama delirio, e lì risulta necessario intervenire farmacologicamente con farmaci più incisivi come i neurolettici. Ma è la massima conseguenza di un’ipocondria non trattata”.
Ipocondria, non solo paura
L’ipocondria purtroppo esiste però in varie età. Soprattutto sotto i 40 anni è la manifestazione di un altro tipo di disagio, che viene somatizzato nel corpo. La paura di avere gravi malattie è spesso legata a tematiche identitarie e preoccupazioni per il futuro.
Lì ancora di più è importante la psicoterapia, “se la persona accetta di sottoporsi a quel tipo di lavoro perché la farmacoterapia può, ripeto, alleviare i sintomi e dare una maggiore tranquillità. Però se una persona non risolve la motivazione intrinseca rischia di avere delle ricadute”, conclude la dottoressa Mazza.
4 risposte
Come sento di una malattia penso subito di averla…sarà ipocondria?
Tranquilla…sei in buona compagnia. Siamo un po’ tutti ipocondriaci🤗
Se cerchi su Google qualunque sintomo, di sicuro stai per morire
Verissimo!