È più sano vendicarsi o perdonare un torto ricevuto? L’atto del perdonare è la fine di un processo psicologico.
Ce ne parla la nostra amica psicologa la dott.ssa Patrizia Pezzella
“ …vorrei separarmi totalmente dal dr Jung e andare da sola per la mia strada; ma questo posso farlo solo se sono tanto libera da amare, se gli perdono tutto…”.
Queste sono le parole che Sabina Spielrein scrive a Sigmund Freud in una lettera dopo essere stata tradita da Carl Gustav Jung nella fiducia.
Vendetta o perdono… la risposta è tra le più difficili. Esiste una offesa privata, come quella all’interno di una coppia o di una famiglia, e offese pubbliche a personaggi storici, religiosi o mitologici legati alla storia che spesso sconfinano in tragedie.
Un atto offensivo tende a provocare sentimenti diversi
Ansia, dolore, rabbia, delusione, vergogna, ostilità, autocolpevolizzazione, rancore, risentimento, desiderio di vendetta o anche capacità di perdonare.
Può accadere che i sentimenti di rabbia, soprattutto nei casi di bassa autostima, si traducano in atti di autoagressività verso sé stessi. In tali casi l’offesa patita viene vissuta come la “naturale” conseguenza di una propria insicurezza. Se l’offesa è avvenuta in modo pubblico, i sentimenti prevalenti in chi la riceve sono di vergogna per l’umiliazione subita. Se sono presenti profondi sentimenti di affetto, la delusione in chi si è sentito tradito rappresenta il sentimento più forte.
In alcuni contesti la rabbia si trasforma in risentimento e sebbene non esista una categoria psicopatologica precisa, Michael Linden ha proposto il disturbo post-Traumatico da Amarezza (PTED) (Post Traumatic Embitterment Ddisorder). Egli afferma che il PTED esercitando un influsso sulla struttura cerebrale dell’ippocampo, influenza negativamente i processi cognitivi (apprendimento, memoria) poiché al PTED si associano alti livelli di stress.
Il professore Ryan Brown ha affermato che coltivare sentimenti rancorosi espone al rischio di sviluppare sintomi depressivi e può provocare un innalzamento dei valori della pressione arteriosa.
Vendetta o perdono? Si può abbandonare il primo e avvicinarsi al secondo?
Ciò non dipende dal tipo di offesa e/o se vi sono state scuse o dalla cultura dell'”orgoglio”, ma piuttosto dai tratti di carattere: più un individuo è colpito nella sua ferita narcisistica, più è dominato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta.
Secondo il padre della psicoanalisi, Sigmund Freud (cfr. con Il disagio della civiltà, 1929), la reazione di ribellione o di rivalsa da una offesa ricevuta è comprensibile e risponde ad un certo tipo di funzionamento del mondo psichico.
Alcuni invece riescono a trasformare la rabbia in un sentimento di giustizia. In questo modo si ottiene la condivisione sociale e dal punto di vista psicologico l’uso della razionalizzazione porta ad una canalizzazione dell’emozione negativa.
Perdonare non significa dimenticare l’offesa ricevuta o ridimensionare il torto subìto, ma rappresenta la scelta di vivere “liberi” dall’odio; significa sviluppare sentimenti positivi e pensieri di un elevato valore che preservano la salute fisica ed emotiva, con effetti benefici sull’umore e sulla salute.
L’atto del perdonare è la fine di un processo psicologico
Secondo Frederick Luskin della Stanford University, può essere appreso attraverso alcune tecniche le cui tappe fondamentali prevedono 5 punti:
- Parlare dei propri sentimenti dopo ciò che è accaduto;
- Trovare strade alternative alla rabbia e al risentimento;
- Perdonare non vuol dire dimenticare l’offesa o riconciliarsi con l’autore del torto;
- Evitare di coltivare sentimenti negativi quotidiani rievocando e rimuginando mentalmente sul torto subìto;
- Investire le proprie energie positive su obiettivi costruttivi;
- Non permettere alla rabbia e al rancore di rovinare la propria vita.
Vendetta o perdono? Proviamo a trovare la serenità nel nostro cuore.
Dott.ssa Patrizia Pezzella Psicologa, psicoterapeuta, perfezionata in Sessuologia clinica per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
Puoi contattare direttamente la dott.ssa Patrizia Pezzella
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Bibliografia: Frederic Luskin, Forgive For Good (Haperone Reprint Edition)
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Vendetta o perdono? È più sano vendicarsi o perdonare un torto ricevuto? La scienza comprende la prima reazione ma suggerisce la seconda.
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Una risposta
Già quante volte mi è capitato…in un primo momento mi viene sempre da prendere la mazza da baseball, ma poi penso “”la miglior vendetta è il perdono”” e allora lascio correre. Non ne faccio una questione di torto o ragione, ma solo di risparmio energie 🙂 Sarò matta ma mi piace così, mi costa molta meno fatica. Buon Natale a tutte voi!