Parlando di benessere, è banale sottolineare quanto sia più importante stare bene, essere in forma, in salute, rispetto all’essere belle. Eppure, nella cultura attuale, si è quasi ossessionati dalla ricerca della bellezza. O meglio, dell’apparire…
Si tende, infatti, e inevitabilmente, ad avvicinarsi ai canoni pubblicitari impossibili e irraggiungibili anche dalle stesse modelle che nelle fotografie non somigliano neanche a loro stesse.
Il punto è, dunque, non tanto quanto sia giusto aspirare a un modello di donna che esiste solo in percentuale minima nella popolazione femminile mondiale ma, come mai questo canone di bellezza inaccessibile, sia un obiettivo così preponderante rispetto alla salute e al benessere in genere.
La cultura che alleva a pane e apparenza
Tutti sappiamo che esiste Photoshop. Acerrimo nemico della nostra autostima che mostra corpi statuari, pelle luminosa e perfetta, occhi scintillanti e profondi. Lo sappiamo che il peso forma di una donna alta 1.70, nella realtà non è 48 kg. Sappiamo anche che nessun lembo di pelle in femmine di età superiore ai 17/18 anni è di porcellana. Eppure siamo sempre troppo gonfie, troppo grasse, troppo basse, troppo brutte. Ma a meno che non facciamo parte di quella percentuale bassissima di donne nel mondo d’icone di perfezione, come potremmo piacerci? E poi, chi ci dice che quelle icone si piacciono? E soprattutto, come mai il binomio è sempre “bella e magra”?
C’è stato un periodo che a causa di emicranie ricorrenti persi 8 kg, avevo l’aspetto di uno zombie, eppure la frase che mi sentivo rivolgere più spesso era: stai benissimo, sei dimagrita? E non: “Ti vedo sciupata, non stai bene?” come invece mi sarei aspettata.
Educazione all’autostima – Benessere versus Bellezza
Come mai, pur riscuotendo consensi in linea teorica, i programmi a favore del benessere e della salute piuttosto che della bellezza hanno un impatto minimo sulla popolazione rispetto all’influenza che ha la pubblicità, con volti e corpi photoshoppati?
Sembrerebbe che preferiamo mirare a un obiettivo che tutti sappiamo irraggiungibile piuttosto che accontentarci di ciò che ci offre la natura e compiacerci di questo.
Il fattore cultura ha sicuramente un peso…
Una mia cliente, di bellissimo aspetto, mi confessò che quando si trasferì da Roma a Milano all’età di 32 anni, ebbe un periodo di lieve depressione perché era convinta di essersi imbruttita visto che nessuno si sognava di farle complimenti quando camminava per la strada, come invece accadeva quotidianamente a Roma. Si rese poi conto che non si trattava di lei, ma della cultura meneghina, e del nord in generale. In realtà nessuno la guardava proprio, o almeno nessuno se ne faceva accorgere. Significa forse che a Roma si apprezzano le donne reali e a Milano solo quelle di carta? No, certamente, no. Però questo fatto ci dice che la ricerca del consenso sul proprio aspetto, in qualche modo rispecchia la cultura attuale in qualunque parte del mondo ci si trovi.
Tuttavia, è possibile anche che la donna in questione avvertisse meno il bisogno di assomigliare ai canoni estetici della pubblicità quando viveva a Roma, perché la sua autostima era “nutrita” dai complimenti che riceveva.
Educazione all’autostima aumentandola
Viviamo quindi in un contesto culturale in cui la necessità di aumentare l’autostima è direttamente proporzionale all’incremento delle immagini falsate dei canoni di bellezza.
È quasi paradossale pensare che basterebbe adattare questi canoni alla realtà, cosa che sarebbe molto più semplice, per avere donne più felici, più sicure di se stesse e tese alla ricerca del benessere che, tra l’altro, è spesso sinonimo di bellezza.
La dottoressa Cristina Chiarelli, biologa nutrizionista di Padova, durante una ricerca sul benessere e alimentazione mi disse che si considerava soddisfatta dei risultati raggiunti dalle proprie clienti quando la perdita di peso non penalizzava l’aspetto sano, equilibrato ed armonico della persona. A testimonianza che “magro” non è per forza sinonimo di “bello”, ha aggiunto: “A volte le clienti, sulla scia dell’entusiasmo, vogliono proseguire la dieta anche ad obiettivo raggiunto. A quel punto io insisto per iniziare il mantenimento perché, soprattutto per le “over 40″, è troppo alto il rischio che, nel tentativo di perdere altri 2 kg tra cosce e fianchi, si guadagnino dieci anni in più in viso”. Comprendere questo particolare è illuminante perché solleva le donne dal peso della responsabilità di essere magre a tutti i costi per far parte di una società in cui, in realtà, nessuno è perfetto.
Educazione alla salute e al benessere? No grazie, educatemi alla bellezza
Si parla tanto di insegnare nutrizione a scuola, in alcuni paesi già lo fanno. In Italia però ancora non se ne sente l’esigenza, ma ci arriveremo presto. L’obesità, anche nel Belpaese, sta aumentando e paradossalmente i canoni della bellezza sono sempre più irraggiungibili.
In un mondo come questo, dunque, in cui quasi tutte le giovani vogliono sembrare delle modelle, quanto farebbero presa delle lezioni sulla corretta alimentazione fine a se stessa? Mi sento di dire: zero. Le donne, adulte o giovani che siano, non vedono le due cose collegate, almeno non in pratica.
Non sarebbe quindi meglio rivoltare il problema e decidere di educare alla bellezza? Si potrebbe obiettare che in questo modo si rischierebbe di essere diseducativi, educare alla bellezza è proprio quello che non vogliamo. Ma non possiamo ignorare che la corrente culturale spinge esattamente in quel senso. Allora che fare?
L’educazione all’autostima – Occorre individuare l’obiettivo primario della popolazione
Per produrre dei cambiamenti culturali che siano efficaci, occorre individuare l’obiettivo primario della popolazione. In questo caso femminile. E attraverso quello di innestare delle abitudini che siano funzionali ai meta-obiettivi che in questo caso sono la salute, il benessere e l’aumento dell’autostima.
Proporrei quindi, una materia obbligatoria a scuola (o quantomeno fortemente consigliata) che educhi alla bellezza e alla salute. Attraverso una corretta nutrizione, lo sport, il divertimento, la vita all’aria aperta, la socializzazione e la comunicazione face to face.
L’educazione all’autostima – La cura di sé che ci fa diventare più belli
Più sicuri di noi stessi e più sani. Soprattutto, ci sarebbe una vera cultura della salute fisica e chissà l’obiettivo di assomigliare alle donne della pubblicità potrebbe finalmente passare in secondo piano. Potrebbe essere una strada diversa per scardinare i canoni di bellezza fittizia a cui nessuno può arrivare. Neanche se madre natura fosse stata immensamente buona.
Mio nonno, classe 1913, diceva che si fanno peccati di carne, non di ossa. Poverino, nel mondo di oggi probabilmente rimarrebbe casto.
Dott.ssa Alessandra Bitelli Trainer & Coach per Redazione VediamociChiara
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Puoi contattare direttamente la dott.ssa Alessandra Bitelli scrivendo a alessandra.bitelli@coach4change.it
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Take Home Message
Educazione all’autostima – Viviamo in un contesto culturale in cui la necessità di aumentare l’autostima è direttamente proporzionale all’incremento delle immagini falsate dei canoni di bellezza. Preferiamo mirare a un obiettivo che tutti sappiamo irraggiungibile (17o cm – 48 Kg). Piuttosto che accontentarci di ciò che ci offre la natura e compiacerci di questo.
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2 risposte
ne ho stampato un paio di copie, per le mie due figlie (16 e 21 anni). credo sia utile che riflettano e che imparino questo importante aspetto della vita. Grazie coach!
Grazie per la tua fiducia Francesca, seguici anche sui nostri Social (Twitter, Youtube, Facebook). Buona giornata! … Redazione VediamociChiara