Cybercondria: l’ipocondria ai tempi di Google

cybercondria

Ogni volta che hai mal di testa chiedi lumi a Google? Potresti soffrire anche tu di cybercondria.

Quante di noi, al primo malessere, googolano i propri sintomi ed effettuano una rapida autodiagnosi? Convincendosi spesso di essere affette dalle più terribili malattie?

Questo fenomeno è chiamato cybercondria (dall’unione tra le parole “cyber” e “ipocondria”) ed è una patologia che colpisce il 5% della popolazione mondiale.

La tendenza a interrogare Google, piuttosto che il proprio medico, in merito a problematiche relative alla propria salute è estremamente diffusa.

In Italia,  secondo un sondaggio della IBSA Foundation for Scientific Research, l’88% delle persone (il 93,3% delle donne) si affida al web per trovare informazioni sulla propria salute. La metà si affida ai primi risultati della ricerca e non verifica se le fonti.

Ma Dottor Google è in grado di fornirci risultati clinicamente affidabili?

Il web costituisce senz’altro una fonte inesauribile di informazioni mediche e consente di effettuare ricerche su qualsiasi sintomo percepito. In alcuni casi, però, i risultati di queste ricerche non sono affidabili come possono sembrare.

Le caratteristiche degli algoritmi dei motori di ricerca influenzano la qualità delle informazioni a cui si viene esposti.

La gerarchia dei risultati dipende anche dalla frequenza con cui una certa ricerca viene effettuata.

Uno studio della Microsoft Research, ad esempio, ha dimostrato l’esistenza di un collegamento tra patologie rare, come i tumori cerebrali, e sintomi molto comuni, come il mal di testa. Questo significa che la probabilità di farsi un’idea sbagliata sulle proprie condizioni di salute è significativamente alta.

Quali sono i sintomi della cybercondria?

La cybercondria si caratterizza per la tendenza a effettuare continue ricerche online di informazioni mediche associate a un progressivo incremento dei livelli di ansia relativi alla propria salute. I comportamenti che devono farti scattare l’allarme sono:

  • corri sul web appena percepisci un sintomo strano;
  • più fonti hai, meglio ti senti;
  • trovare le risposte ai tuoi sintomi aumenta l’ansia invece di tranquillizzarti;
  • più le ricerche vanno avanti, più pensi che il tuo male sia incurabile.

Fattori di rischio per lo sviluppo della cybercondria sono: l’intolleranza per l’incertezza, il bisogno di spiegazioni “perfette” dei sintomi e un’attenzione selettiva nei confronti delle informazioni riguardanti la salute.

Quali sono i rischi della cybercondria?

Oltre alla possibilità di sviluppare un vero e proprio disturbo d’ansia, la cybercondria può avere delle ricadute anche sulla salute fisica.

Le informazioni ottenute attraverso il web possono influenzare le scelte circa la possibilità di consultare un medico. Si rischia, così, di affidarsi esclusivamente ai motori di ricerca per decidere se e come sottoporsi a test e trattamenti.

Inoltre, una forte suggestione derivante dalle ricerche fatte sul web può far esagerare, eliminare o diminuire alcuni sintomi, a scapito di altri, rendendo così più complicato il vero lavoro di diagnosi del medico.

>>> Tra le fonti di questo articolo segnaliamo:

FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri

Redazione VediamociChiara
©️ riproduzione riservata

…                     

Take Home Message: La tendenza a interrogare Google, piuttosto che il proprio medico, in merito a problematiche relative alla propria salute è estremamente diffusa. Ciò ha portato alla nascita del fenomeno della cybercondria, l’ipocondria ai tempi di Google. Questa patologia colpisce il 5% della popolazione mondiale e si caratterizza per la tendenza a effettuare continue ricerche online di informazioni mediche associate a un progressivo incremento dei livelli di ansia relativi alla propria salute. Oltre alla possibilità di sviluppare un vero e proprio disturbo d’ansia, la cybercondria può avere anche delle ricadute sulla salute fisica.

Tempo di lettura: 1 minuto

Ultimo aggiornamento: 24 ottobre 2024

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