Sindrome del Tunnel Carpale: una Diagnosi e una Terapia Integrata
La sindrome del tunnel carpale è un disturbo abbastanza diffuso e in sicuro aumento nell’ultimo periodo. Capiamo meglio di cosa si tratta e quali sono le soluzioni in compagnia del
prof. Luca Russo Ricercatore eCampus e Docente di Ergonomia del Movimento
Che cos’è il tunnel carpale?
Il tunnel carpale per sua definizione è una struttura anatomica, ovvero è un passaggio stretto del polso, all’interno del quale passa il nervo mediano e tutti i tendini flessori delle dita e , quindi, di per sé è una struttura anatomica. Il problema è quando questa struttura anatomica tende a non funzionare più.
Cos’è che causa questo malfunzionamento?
E’ un’irritazione nervosa dovuta proprio alla compressione di questo stretto passaggio anatomico; compressione dovuta a diversi fattori.
Ci sono più fattori che possono innescare questa difficoltà del sistema muscolo scheletrico:
- i movimenti ripetitivi che stressano il polso in condizioni di estrema estensione; un esempio classico è l’utilizzo del mouse: tutti quanti usiamo il mouse del computer che richiede una posizione della mano, solitamente con l’avambraccio appoggiato sul tavolo e il polso in posizione di estensione. Questa condizione prolungata nel tempo con questi movimenti ripetitivi, potrebbe essere una delle cause.
- i movimenti molto precisi, manuali costanti e ripetitivi quali per esempio quelli che si hanno nelle cucine, per tutti coloro che cucinano, oppure nel settore manifatturiero
- i movimenti di carattere vibratorio, come ad esempio le vibrazioni meccaniche che magari affliggono di più operai da cantiere, che devono gestire strumentazioni che vibrano e che, per farlo, hanno un’eccessiva contrazione dei muscoli.
- predisposizioni genetiche che in un modo o nell’altro, a causa di una conformazione anatomica particolare, generano una alterazione di questo passaggio anatomico
- condizioni che possono essere temporanee come ad esempio la gravidanza, oppure croniche, come ad esempio il diabete e l’artrite reumatoide che aumentano di molto il tasso di presenza della sindrome del tunnel carpale.
Quali sono i sintomi di questo disturbo?
Le problematiche principali sono quelle relative al dolore, perché si avverte un dolore alla mano che può, tra l’altro, anche essere confuso inizialmente con altre condizioni, perché questo dolore non è solo presente nella zona del polso, ma può estendersi all’intera mano salire verso il braccio e, in alcuni casi, arrivare anche fino alla spalla.
Oltre alla condizione dolorosa, ci sono anche le carenze di forza, una diffusa debolezza soprattutto nei movimenti fini della mano, che iniziano a diventare quasi impossibili perché si ha dolore, ma soprattutto si ha una difficoltà nella presa e alla lunga, in forma cronica, queste alterazioni possono portare anche ad atrofia; una riduzione del volume muscolare per disuso della .
Quanto è diffusa la sindrome del tunnel carpale?
Le statistiche ci dicono che tendenzialmente la percentuale si trova all’incirca tra il 3 e il 4% della popolazione adulta, la frequenza è maggiore ahimè nelle donne e solitamente l’età che risulta essere più affetta da questa problematica è quella nella fascia tra i 40 e i 60 anni.
Cosa comporta il tunnel carpale e quali sono le attività che vengono limitate da questa infiammazione?
Immaginiamo, in maniera molto semplice, di avere un dolore fisso al polso e alla mano. Quindi è abbastanza comune avere una riduzione di tante attività che vanno da quelle quotidiane domestiche di igiene personale, fino alle attività lavorative e o sportive. Quindi sono compromesse tutte quelle attività che coinvolgono la mano in presa, dove c’è bisogno di mettere forza per afferrare degli oggetti spostarli o anche utilizzare la mano per movimenti fini.
Quali sono ad oggi le modalità di valutazione del disturbo del tunnel carpale?
Ovviamente si parla di presenza di sindrome di tunnel carpale a seguito di una diagnosi medica, che prevede una valutazione clinica l’approfondimento attraverso elettromiografia, l’approfondimento attraverso ecografia e risonanza del polso e questo è il punto di partenza che ci dice che la persona è affetta da sindrome di tunnel carpale.
Accanto a questa valutazione medica, si può svolgere una valutazione e una analisi del movimento attraverso una serie di sensori inerziali: ovvero dei piccoli sensori che possono essere posizionati sul braccio, sull’avambraccio e sulla mano che ci descrivono, misurano e riescono a ricostruire tridimensionalmente le tipologie di movimento che vengono messe in atto dalla persona.
Quei movimenti ripetitivi, di cui avevamo parlato prima, quelle posizioni prolungate anomale che generano stress sul polso, possono essere misurate oggettivamente e quantificate al fine di comprendere e di integrare quella che è la diagnosi medica. Diagnosi medica che è un passaggio fondamentale per inquadrare la presenza della problematica e a questa si deve aggiungere una valutazione del movimento: un’analisi del movimento che ci descriva come la persona si muove.
Quali sono le soluzioni ad oggi disponibili per chi soffre di questo disturbo?
Una volta che abbiamo un quadro chiaro della diagnosi medica e della valutazione biomeccanica, ossia la valutazione del movimento si possono andare a generare una serie di soluzioni. Ovviamente nei casi più gravi in assoluto, le soluzioni sono chirurgiche e non possono essere conservative e questa è una decisione del medico.
Nei casi invece più lievi o definiti funzionali, dove sono il movimento e la posizione prolungata nel tempo che hanno generato il problema, si possono trovare e percorrere anche delle strategie differenti. Prima tra tutti la riorganizzazione ergonomica delle attività, ovvero se la problematica è presente, ad esempio in una persona che la lavora in ufficio, e che quindi utilizza in maniera errata la postazione di lavoro, il mouse, il computer e via discorrendo, l’analisi del movimento, descritta precedentemente, ci consente di mettere in alto delle strategie di correzione ergonomica che riducono lo stress sul polso e aiutano a lenire un pochino i sintomi.
Oltre ovviamente all’approccio di carattere ergonomico, c’è l’approccio della terapia fisica che si completa, una volta passato il dolore, con esercizi che servono a migliorare la mobilità del polso, migliorare la forza, lì dove manca e ricostruire gli schemi di movimento per poter riuscire ad utilizzare meglio la mano e l’intero arto superiore.
Prof. Luca Russo Ricercatore eCampus e Docente di Ergonomia del Movimento per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
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2 risposte
Grazie davvero. Ho questo problema e vorrei capire quale sia la cosa giusta da fare.
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