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Il Dolore Pelvico e i Disturbi Urogenitali

Il dolore pelvico e i disturbi urogenitali

Un dolore inascoltato. Ne abbiamo parlato con la prof.ssa Alessandra Graziottin

Si tratta di un disturbo che colpisce 1 donna su 3, il problema è che soltanto una su dieci riesce ad avere una diagnosi corretta, anche perché è ancora considerato “fisiologico” che una donna provi dolore a causa di un problema ginecologico. Abbiamo rivolto le domande agli esperti. Qui di seguito le loro risposte legate alla terapia e al monitoraggio di questa malattia.

Una malattia sottovalutata…

…e ancora troppo poco conosciuta, a tal punto che le donne che ne soffrono (1 su 3) dopo aver consultato il proprio ginecologo, riferisce di non essere creduta in merito proprio alla veridicità e all’intensità del dolore, eppure si tratta di una malattia che ha un considerevole impatto sulla qualità della vita.

Per questo la necessità di una campagna di sensibilizzazione, in modo tale che si inizi a fare informazione circa un argomento ancora troppo poco conosciuto, soprattutto dalle donne, le dirette interessate.

Con l’aiuto di ONDA, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, inauguriamo una sezione del sito interamente dedicata al dolore pelvico cronico, patologia per la quale solo 1 donna su 10 ha ricevuto una diagnosi.

Prof. Grassi, molte pazienti soffrono di disturbi urinari, genitali e intestinali, tali disturbi possono essere collegati a suo avviso?

Direi che la sua domanda è centrale, ha centrato già il cuore del problema e cioè che questi diversi aspetti spesso sono legati tra di loro, condividono cause e conseguenze.

In medicina si parla di comorbilità, a significare che la coesistenza di diversi disturbi legati tra di loro deve essere letta in maniera unitaria. I disturbi intestinali, ad esempio la disbiosi, sono legati ai disturbi della vescica, come le infezioni urinarie, o anche alle infezioni vulvovaginali. E quindi il modo giusto di interpretare queste cose è cercarne cause e conseguenze comuni.

Prof.ssa Graziottin, come mai alcune di noi soffrono di cistiti ricorrenti dopo i rapporti sessuali? E cosa possiamo fare per evitarlo?

Moltissime giovani donne, parliamo del 15%, ma anche donne in età matura, lamentano cistiti che compaiano 24/72 ore dopo il rapporto. Una cistite che compare o ricompare dopo il rapporto è indice di come il rapporto sessuale può costituire un fattore precipitante della cistite. Infatti se in queste donne osserviamo bene il pavimento pelvico, vedremo che questo è molto contratto e c’è una retrazione in particolare di quella zona che si trova , tra l’entrata della vagina e l’ano, nota come centro tendineo del perineo. Esercitandosi ad una respirazione appropriata, che coinvolga anche il diaframma, si può imparare a rilassare la muscolatura e facilitare il rapporto sessuale.

Molte signore, ma anche ragazze giovani, hanno una grande rigidità delle anche. Nella mia pratica clinica, insegno anche degli esercizi per mobilizzare l’anca in apertura, perché questo consente di distendere ancora meglio il pavimento pelvico. Così facendo noi togliamo una componente biomeccanica cardinale, perché altrimenti con la contrazione muscolare i vettori di forza spingono il pene in erezione contro l’uretra, contro l’osso, dando proprio un trauma biomeccanico.

Il secondo fattore che causa queste cistiti recidivanti è la presenza di Escherichia Coli e Enterococcus Faecalis o altri germi. All’interno delle cellule che rivestono la vescica, cioè dell’urotelio, possono formarsi biofilm patogeni endocellulari, comunità batteriche endocellulari, che sono dei veri e propri terroristi in casa.

Utilizzo questa forte metafora perché il germe si moltiplica all’interno delle cellule causando un’infiammazione cronica della parete vescicale, causando episodi di cistite che inizialmente si presentano ogni due o tre mesi, poi mensilmente, accompagnati da un costante dolore vescicale. In altre parole, si passa dalla cistite ricorrente alla sindrome della vescica dolorosa, caratterizzata da dolore e senso di peso sovrapubico, sia durante il riempimento vesciale che quando la donna urina; dopo un rapporto sessuale, il dolore si estende anche lungo tutta l’uretra.

Questi biofilm patogeni endocellulari sono resistenti agli antibiotici e alle stesse difese immunitarie. Ecco che allora continuare a prescrivere antibiotici è proprio un errore grossolano. Noi dobbiamo cambiare completamente la strategia. nell’indagine che noi abbiamo svolto grazie al progetto nazionale Vu-Net che ha superato i 1200 casi, si è evidenziata una comorbilità importante innanzitutto con le patologie intestinali, perhcè l’abuso di antibiotici ha alterato il microbiota, cioè l’insieme di microrganismi che abita l’intestino e che è ormai considerato un vero e proprio organo.

Inoltre possiamo consigliare l’utilizzo di integratori a base di acido alfa lipoico, raccomandato dalle linee guida Mayo Clinic per alleviare il dolore. Lo abbiamo utilizzato anche nei nostri progetti con ottimi risultati, perché interviene sui mastociti, inibendo il fattore di proliferazione delle fibre del dolore, riducendo il dolore alla fonte.

Importantissimo è anche usare quelle sostanze fitoterapiche che vanno a calmare e a controllare l’aggressività dell’Escherichia Coli quindi per esempio il D-Mannosio, il mirtillo rosso, la propoli, l’acido ialuronico, che aiuta a ricostruire il biofilm e in particolare la parte di glicosaminocani che protegge l’urotelio.

E poi nel post-menopausa estrogeni e testosterone, ma sempre sull’indicazione del medico, mai con autoprescrizione, perché ogni farmaco ha un rovescio della medaglia. Solo un clinico preparato può scegliere il “vestito su misura” per la singola donna, per garantirle di ritrovare la serenità nell’intimità senza trovarsi sempre con le cistiti, 24/72 ore dopo il rapporto e potendo finalmente ritrovare la naturalezza, la felicità anche dopo anni di cistiti invalidanti.

Dott.ssa Bortolami, che relazione c’è tra dolore vulvare e pavimento pelvico?

Grazie per questa interessante domanda. C’è relazione, nel senso che in caso di dolore vulvare, soprattutto quando questo sia nella forma di persistente o cronico, il pavimento pelvico può subire delle modificazioni, nel senso che diventa una porzione muscolare più rigida, più contratta, meno elastica e molto reattiva alla chiusura.

Il pavimento pelvico è una parte muscolare che sta sul fondo del bacino che corrisponde alla zona genito-urinaria-anale e che si apre e si chiude intorno all’uretra, intorno al canale vaginale, intorno al canale anale, a seconda dei nostri bisogni.

In caso di dolore vulvare persistente questa parte rimane appunto più contratta, più rigida e, di conseguenza alcune funzioni sono alterate, come la funzione ginecologica... Per cui la donna ha difficoltà/impossibilità ad avere rapporti.

Ma ci possono essere anche dei sintomi di tipo urinario, come la difficoltà di fare la pipì, la necessità di spingere quando andiamo in bagno per mingere, così come una difficoltà alla defecazione.

Questa condizione di rigidità del pavimento pelvico che nella letteratura viene chiamata ipertono o iperattività può essere affrontata anche con la fisioterapia e riabilitazione del pavimento pelvico, proprio per modificarlo, ripristinarlo e restituire quindi una buona qualità della vita alla donna.

 

>>> Segui le iniziative del progetto della dott.ssa Alessandra Graziottin VU-NET

>>>Segui la dott.ssa Arianna Bortolami su www.pelvicfloor.it

>>> Scarica l’opuscolo informativo “Conoscere, comunicare, curare il dolore pelvico cronico” a cura di ONDA

Redazione VediamociChiara
©️ riproduzione riservata

Take Home Message
Un dolore inascoltato, che colpisce 1 donna su 3, il problema è che soltanto una su dieci riesce ad avere una diagnosi corretta. Questo quanto emerge da un’indagine condotta da Elma Research per ONDA, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. Abbiamo rivolto le domande agli esperti (Prof. Grassi, prof.ssa Graziottin e Dott.ssa Bortolami). Qui di seguito le loro risposte.

Tempo di lettura: 5 minuti

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio 2024

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