Vuoti di Memoria Attorno Agli anta: quali Sono le Cause?

Vuoti di Memoria a 50 anni - VediamociChiara

I vuoti di memoria dopo una certa età, sono particolarmente comuni. Le cause principali sono lo stress, la vita multitasking e la menopausa.

Ultimamente ti capita spesso di arrivare al supermercato e di dimenticare cosa dovevi comprare? Non ricordi proprio dove hai messo le chiavi di casa? Perdi spesso il filo del discorso? Anche se possono verificarsi a qualunque età, i vuoti di memoria sono particolarmente frequenti superati i 50 anni. Secondo la neuroscienza, la causa risiede nello stress, nell’abitudine a fare mille cose contemporaneamente (il tanto vantato multitasking) e negli squilibri ormonali della menopausa.

Che relazione c’è tra memoria ed età?

Con l’avanzare dell’età, la memoria si riduce fisiologicamente, poiché i neuroni diminuiscono in numero e in efficienza. Un’età critica è quella dei 50-55 anni. A questa età, infatti, si sommano i molti anni di lavoro, i cambiamenti ormonali (soprattutto per le donne, con l’arrivo della menopausa), la gestione contemporanea e spesso non facile dei figli non ancora indipendenti e dei genitori anziani. Tutto ciò mette a dura prova le funzioni cognitive, come raccontava anche la nostra Malù, con un pizzico di ironia, in uno degli ultimi eventi dedicati alla menopausa.

Vuoti di memoria attorno agli anta: l’ansia è un fattore determinante

Uno stato emotivo di ansia può compromettere i circuiti della memoria a qualsiasi età. Questo fenomeno è noto anche come brain fog” o nebbia cognitiva, spesso causata dalla tensione nervosa. Molte ricerche dimostrano la connessione tra ansia e difficoltà mnemoniche. Una delle più rilevanti è stata recentemente pubblicata sull’International Journal of Geriatric Psychiatry. L’ansia e lo stress possono far dimenticare le informazioni recenti, agendo come “cancellini” veloci e immediati.

La memoria non è un’entità unica

La memoria è composta da diverse parti situate in diverse aree del cervello. A seconda dell’area interessata dall’invecchiamento, gli effetti variano. Ecco perché, ad esempio, alcune persone iniziano a trovare difficoltà nel ricordare i percorsi mentre altre hanno difficoltà a ricordare le parole.

Vuoti di memoria: l’effetto del multitasking

La capacità di fare molte cose contemporaneamente, spesso considerata positivamente, se diventa una modalità costante, non è certo benefica per la memoria. Lo stress cronico inibisce la produzione di nuovi neuroni e spegne alcune aree cerebrali deputate alla memorizzazione delle informazioni, dando priorità a quelle più importanti. Il cervello lavora meglio dedicandosi a una attività per volta. Il multitasking aumenta il cortisolo, l’ormone dello stress, che danneggia le cellule nervose dell’ippocampo responsabili dell’apprendimento.

L’effetto negativo degli ansiolitici

L’uso improprio di ansiolitici può peggiorare la memoria. Questi farmaci, se assunti per periodi prolungati e senza controllo medico, possono dare assuefazione e non essere più efficaci, portando al peggioramento dei disturbi cognitivi. È fondamentale parlarne con il proprio medico o rivolgersi a uno psicoterapeuta per superare le cause dell’ansia senza ricorrere all’abuso di farmaci.

Vuoti di memoria attorno agli anta: i test per valutare la perdita di memoria

Intorno ai 50 anni possono emergere i primi sintomi di difficoltà nel ricordare. Per capire se sono dovuti a invecchiamento patologico, ansia, o squilibri organici, è necessario effettuare test neuropsicologici specifici. I test neuropsicologici misurano, ad esempio, la capacità di ricordare parole o nomi di animali in un breve lasso di tempo.  Questi test sono fondamentali per distinguere tra problematiche patologiche e non patologiche e per individuare le cause delle difficoltà mnemoniche. Sono particolarmente utili nei casi di Mild Cognitive Impairment (MCI), una condizione che può aumentare il rischio di demenza come l’Alzheimer e che necessita di monitoraggio costante.

Gli interventi possibili

Nel caso siano diagnosticate demenze come l’Alzheimer, si interviene su tre fronti: riabilitazione neuropsicologica cognitiva, neuromodulazione cerebrale non invasiva, e farmaci.

La riabilitazione neuropsicologica cognitiva è una sorta di “ginnastica della memoria” che utilizza protocolli specifici per promuovere la neuroplasticità del cervello.

La neuromodulazione cerebrale non invasiva impiega metodiche come la stimolazione magnetica transcranica (TMS) per agire sulle aree più colpite.

I farmaci attualmente disponibili alleviano i sintomi della demenza, senza però poterli curare. La ricerca è orientata verso terapie più efficaci, come gli anticorpi monoclonali.

Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata

Tra le fonti di questo articolo segnaliamo:

Donna Moderna

Humanitas Gavezzoni

Humanitas San Pio X

Take Home Message

Anche a te capita di non ricordare perché ti sei alzata dal divano o sei entrata in una stanza di casa? Ti capita di perdere il filo del discorso? Sei in buona compagnia! Con l’età possono verificarsi i vuoti di memoria e nebbia cognitiva. Secondo la neuroscienza, la causa risiede nello stress, nell’abitudine a fare mille cose contemporaneamente (il tanto vantato multitasking) e negli squilibri ormonali della menopausa.

Ultimo aggiornamento: 07 luglio 2024

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2 risposte

  1. Eccomi! Mi avete chiamato? Io non ricordo più nulla. Senza taccuino e appunti non riesco più a fare niente

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