Ritardare la maternità (o la paternità), o quantomeno preservarla, oggi è possibile con gli interventi di crioconservazione. Fantascienza? Non più.
L’idea a dire il vero non è nuova visto che già nel 1700 qualcuno aveva pensato di congelare alcuni spermatozoi nella neve!
La crioconservazione è una tecnica scientifica di cui sia il cinema che la letteratura fantascientifica hanno abbondantemente abusato.
Oggi questa realtà è accessibile a tutti, ed è usata per ritardare la maternità e la paternità (e il rischio d’infertilità), oltre che per preservare le proprie cellule riproduttive, anche in caso di terapie invasive (come la chemioterapia).
Ma è anche una questione di orologio biologico
Una donna, che raggiunge il massimo livello di fertilità tra i 20 e 25 anni, potrebbe semplicemente non sentirsi pronta per questo grande evento in un’età oggi considerata “acerba” dalla nostra società: fisicamente, finanziariamente, professionalmente e sentimentalmente, tutto la spinge a spostare in avanti la data.
L’idea alla base della crioconservazione è quella di prendere tempo e di preservare la propria capacità riproduttiva
Come? Mettendo al sicuro le cellule della riproduzione. Crioconservare i gameti, ovvero le cellule riproduttive maschili (gli spermatozoi) e femminili (gli ovuli), oggi rappresenta l’unica possibilità di “rallentare” il ticchettio dell’orologio biologico di entrambi i diretti interessati.
Dal sito del Ministero della Salute:
“Ad oggi la crionconservazione permette di preservare la fertilità di un individuo, maschio o femmina, in tutti quei casi in cui vi è un rischio importante di perderla: patologie tumorali, chemioterapia e radioterapia, patologie autoimmuni, urologiche e ginecologiche. Inoltre negli ultimi decenni il progressivo rinvio della prima gravidanza in una coppia rende ancora più importanti le strategie praticabili per rinviare la perdita di fertilità, quando possibile”.
Ma come funziona la crioconservazione (degli embrioni)?
Crioconservare i Gameti vuol dire congelarli e conservarli per un tempo indefinito a temperature molto basse presso un centro specializzato. Ci sono diversi centri in Italia che hanno un protocollo definito che prevede anche l’uso di sostanze “protettrici”. La tecnica è usata senza problemi per gli spermatozoi maschili.
Per migliorare i risultati meglio iniziare a cambiare alimentazione
Pare che il pesce, grazie al prezioso Omega 3, sia di grande aiuto per la vitalità degli spermatozoi. Più delicata invece è la conservazione degli ovuli femminili, e questo perché è più difficile mantenere intatto il gamete della donna.
Oggi esistono due tecniche di crioconservazione degli ovuli femminili e preservare la fertilità:
- Congelamento lento, utilizzato a partire dagli anni ’80 ad oggi;
- Vitrificazione, tecnica all’avanguardia (era il 1999 quando a Bologna nasceva il primo bambino da ovocita vetrificato), che garantisce un tasso di sopravvivenza degli ovociti pari al 90% secondi i dati di PhysOrg.
– > Per un approfondimento istituzionale visita il sito del Ministero della Salute
– > Per ulteriori informazioni visita anche l’Elenco dei Centri di Procreazione Medicalmente Assistita in Italia (Istituto Superiore di Sanità)
Redazione VediamociChiara
©riproduzione riservata
…
Take Home Message
Preservare la fertilità o quantomeno rallentare il processo. La fantascienza ci ha abituato alla crioconservazione, ovvero la tecnica per ritardare la maternità e la paternità e con essa il rischio d’infertilità. L’idea alla base della crioconservazione è quella di prendere tempo e di preservare la propria capacità riproduttiva. Conservando gameti, ovvero le cellule riproduttive maschili (ma anche gli spermatozoi) e quelle femminili (gli ovuli). Questi ultimi, più delicati, con la tecnica del congelamento lento o la vitrificazione.
Tempo di lettura: 1 minuto e 10 secondi