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Violenza sulle Donne – 25 Novembre Giornata Internazionale

Violenza sulle Donne - 25 Novembre Giornata Internazionale

Nel mondo, una donna su tre sperimenta nella propria esistenza e sul proprio corpo la violenza. Serve anche a questo la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne che ricorre il 25 novembre

Terrorizzato e attonito, il piccolo veglia sul corpo inerme della giovane madre: Rosy è riversa per terra, il suo corpo straziato dalle coltellate da cui non l’ha saputa proteggere la giustizia, a cui si era rivolta denunciando per stalking il suo aguzzino. Anche la ventenne Giordana nel 2013 ha denunciato per molestie il padre della sua bambina. Il 7 ottobre 2015, il giorno della prima udienza del procedimento penale nei confronti del suo ex compagno e stalker, il suo corpo straziato dall’inaudita ferocia dell’uomo viene ritrovato in un’auto abbandonata. È una scarica di proiettili a far stramazzare al suolo la trentacinquenne Vincenza, la mano armata dall’odio e dalla polvere da sparo è quella del suo ex…

Quei volti sorridenti nelle foto postate sui profili di Facebook, sopravvissuti ai loro proprietari, non bisbigliano memento mori, ma chiedono giustizia per sé e per tutte le donne, vittime di una violenza di genere che ha le dimensioni di una pandemia globale e chiedono “fino a quando?”. La violenza sulle donne non è una forma d’amore violento, è una violazione dei diritti umani, conseguenza di una cultura che, al Nord come al Sud del pianeta, ad Oriente come ad Occidente, discrimina le donne e ne svilisce il ruolo sociale.

Nel mondo, una donna su tre sperimenta nella propria esistenza e sul proprio corpo la violenza

Un dato che riproduce sostanzialmente la situazione fotografata in Italia dall’ISTAT, nel 2014. Secondo l’Istituto di Statistica sono quasi sei milioni e ottocento mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. Le violenze più gravi vengono commesse dai partner o dagli ex che. Sono proprio loro infatti, in sei casi su dieci, i responsabili degli stupri denunciati. Ogni anno nel mondo i matrimoni precoci coinvolgono più di tredici milioni di ragazze, costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro. E ogni giorno sono trentasette mila le bambine a cui viene negata l’infanzia. Parliamo di vittime di abusi, che spesso rimangono incinte subito dopo il matrimonio e troppe muoiono durante il parto.

La parola femminicidio, deriva dal termine inglese feminicide, coniato nel 1992 dalla criminologa Diana Russell

E’ entrata nell’uso comune della lingua italiana a partire dal 2008, da quando venne pubblicato il saggio di Barbara Spinelli, “Femminicidio. Dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale(Franco Angeli editore, 2008). All’inizio non poche voci si alzarono contro quella parola, giudicata brutta, perché cacofonica. Ma la vera cacofonia non è nei termini, è nella realtà che grazie alle parole viene sottratta all’invisibilità. Parlare di femminicidio e dare dignità autonoma all’omicidio di una donna, significa inquadrare in un’ottica di genere la violenza sulle donne, per indagare l’universo di significati comuni e di relazioni aberranti che sottendono quella violenza, aldilà dei dettagli che caratterizzano ognuno degli oltre 4 milioni di casi nel mondo.

Aumenta la consapevolezza con cui le donne, oggi, riescono a dire no

Se è vero che dal 2014 ad oggi i dati forniti dall’ISTAT non sono cambiati di molto. La situazione rimane tragica, oggi le donne sono più capaci di reagire e a interrompere un rapporto violento. E questo è sicuramente una buona notizia. Si tratta di uno dei fattori grazie ai quali oggi, si registra in Italia un aumento delle denunce e delle richieste di aiuto ai servizi sociali. Ma la cultura della discriminazione di genere è infida e strisciante. Per contrastarla bisogna fare attecchire una nuova cultura della parità e del rispetto, che può crescere solo grazie al riconoscimento dei diritti di equità ed uguaglianza, alla diffusione dell’accesso all’istruzione e al suo potenziamento.

Che succede in Italia?

Nel nostro Paese di oltre 6 milioni di donne hanno subito molestie o abusi. Molte di queste donne sono madri, i cui bambini diventano a loro volta vittime di violenza assistita o subita. Si calcola infatti che siano aumentati i casi in cui i figli assistono alla violenza domestica contro le donne (sono presenti nel 65,2% dei casi). Mentre sono loro stessi vittime di violenza nel 25% dei casi. L’ultima ricerca di WeWorld Onlus sul tema ha potuto stimare che sono 145mila i bambini che hanno assistito in un anno ad almeno un episodio di violenza sulla propria madre e 53.000 i bambini che, sempre nel corso di un anno, hanno subito direttamente la violenza. (Fonte: Io Donna)

Gli eventi previsti nel 2018

La vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, ha promosso una campagna istituzionale di comunicazione che parte da uno dei luoghi più importanti di Montecitorio, la Sala della Lupa, per continuare sui social network e sul web, intitolata #nonènormalechesianormale. Si tratta di una vera e propria maratona di solidarietà a cui hanno aderito personaggi dello spettacolo, dello sport e della cultura, che pubblicheranno un breve video sul profilo Instagram e sulle altre piattaforme social, per comunicare a tutti che la violenza non può essere considerata “normale”. (Fonte: Io Donna)

Serenella Corvo e Cristina Perrotti

Take Home Message
Una donna su tre, nel mondo, sperimenta sul proprio corpo la violenza. In Italia, secondo l’ISTAT, sono quasi sei milioni e ottocento mila le donne che hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le violenze più gravi vengono commesse dai partner o dagli ex.
Oggi aumenta la consapevolezza e sempre più donne riescono a reagire. Ma per contrastare il femminicidio bisogna coltivare sempre di più una nuova cultura della parità e del rispetto.

Tempo di lettura: 4 minuti

Ultimo aggiornamento: 17 gennaio 2024

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