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Fecondazione assistita

Fecondazione Assistita - VediamociChiara

I numeri, i progressi e gli ostacoli da superare in Italia

La fecondazione artificiale o assistita è l’insieme delle procedure mediche che consentono di ottenere una gravidanza in quelle coppie che non riescono a concepire spontaneamente, dopo almeno un anno di rapporti sessuali liberi e non protetti. In questo campo, in Italia tanti progressi sono stati fatti negli anni, ma tanti sono ancora gli ostacoli da superare.

Fecondazione assistita in Italia, i numeri.

Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, oggi in Italia:

  • il 2,6% dei bambini nasce grazie alle tecniche di procreazione medicalmente assistita;
  • circa 74.000 sono le coppie che hanno avviato un trattamento fecondazione assistita;
  • 36,7 anni è l’età media delle mamme italiane che si rivolgono ai centri di procreazione, contro una media europea di 34,7 anni;
  • 33,7 è la percentuale di donne con più di 40 anni che accede alle tecniche di fecondazione assistita.

Fecondazione assistita, i progressi.

Tra i progressi fatti negli ultimi anni nel campo della fecondazione assistita vi è l’avvento della vitrificazione. La vitrificazione è una tecnica di congelamento degli ovuli ultraveloce e più sicura rispetto ai precedenti metodi di congelamento. La rapidità del congelamento impedisce la formazione dei cristalli di ghiaccio che si formavano con le precedenti tecniche e che potevano compromettere la salute degli ovuli. La vitrificazione preserva l’integrità degli ovuli, garantendone la sopravvivenza post-scongelamento (95%) e, di conseguenza, aumenta la probabilità di gravidanza.

Un altro progresso riguarda il numero di embrioni impiantabili.

Secondo la versione originaria della legge 40 del 2004 (Norme in materia di procreazione medicalmente assistita), per ogni ciclo di fecondazione non si dovevano produrre più di 3 embrioni, e tutti gli embrioni prodotti dovevano essere impiantati contemporaneamente. Ciò significava limitare la resa dei singoli cicli di fecondazione, perché si poteva tentare di fecondare al massimo 3 ovuli alla volta. Inoltre, impiantare contemporaneamente 3 ovuli aumentava il rischio di gravidanze gemellari plurime, che portavano alla nascita di bambini prematuri, con gravi deficit di accrescimento.

Entrambi questi obblighi sono caduti con una sentenza della Corte costituzionale del 2009. Oggi si possono produrre anche più di 3 embrioni, ma non è necessario trasferirli tutti contemporaneamente.  Gli embrioni non impiantati possono essere congelati.

Grandi passi avanti sono stati fatti  anche con l’introduzione dello screening cromosomico completo (CCS)

Durante la fecondazione in vitro vi è però il rischio (che aumenta con l’avanzare dell’età) che gli embrioni  impiantati abbiamo delle anomalie cromosomiche, e quindi di partorire un bambino con la sindrome di Down. Oggi grazie allo screening cromosomico si possono cercare eventuali anomalie genetiche o cromosomiche nei vari embrioni prodotti, al fine di individuare e impiantare in utero solo quelli sani.

Fecondazione assistita, gli ostacoli da superare

Nonostante i notevoli progressi fatti negli anni in tema di fecondazione assistita, sono ancora molti gli ostacoli da superare.

Nonostante la fecondazione assistita sia entrata dal 2017 nei Lea, i  Livelli essenziali di assistenza, non esiste una tariffa unica per chi vuole effettuare la fecondazione assistita.  Così nei centri pubblici i costi variano molto da Regione a Regione, perché variabile è il ticket. Inoltre nei centri pubblici i tempi attesa sono lunghissimi e possono arrivare in alcuni casi anche a 18 mesi. L’alternativa è rivolgersi ai centri privati, in cui si può arrivare a pagare anche 10.000 euro per una fecondazione assistita con ovulo di una donatrice.

Lo screening cromosomico non viene, inoltre, effettuato nei centri pubblici, ad eccezione dei centri della Regione Toscana.  Quasi tutti i centri pubblici non sono adeguatamente attrezzati per svolgere questo tipo di analisi. Le coppie che vogliono la diagnosi pre-impianto devono quindi rivolgersi a un centro privato,  con un costo di  alcune migliaia di euro.

Vi è poi la questione della fecondazione eterologa.

A tre anni dalla sentenza della Corte costituzionale che ha consentito anche in Italia il ricorso alla fecondazione eterologa, una tecnica che comporta la fecondazione degli ovuli di una donatrice anonimo con gli spermatozoi del proprio partner, mancano ancora delle linee guida su come questa procedura debba avvenire. Chi è interessato, dunque, si trova di fronte a un percorso tutto in salita, fatto di lunghe attese e disinformazione generale. In Italia scarseggiano, inoltre, le donatrici di ovuli e quindi chi vuole sottoporsi a fecondazione eterologa, deve rifornirsi in banche estere.

Inoltre, secondo la sentenza della Corte costituzionale: si può ricorrere all’eterologa solo “in caso di assoluta e irreversibile sterilità della coppia”, ampiamente documentata . Questa clausola esclude le donne che hanno sterilità documentata, ma hanno tuttavia difficoltà ad avere figli perché biologicamente penalizzate dall’età. Inoltre, la fecondazione eterologa viene offerta dal servizio pubblico solo in tre regioni, Toscana, Emilia e Friuli.

Redazione VediamociChiara
©️ riproduzione riservata

Take Home Message
Sulla fecondazione assistita in Italia tanti progressi sono stati fatti negli anni: l’introduzione della vitrificazione, una tecnica di congelamento degli ovuli ultraveloce  e più sicura rispetto ai precedenti metodi di congelamento; il cambiamento relativo al numero di embrioni impiantabili, non più soltanto 3 e non più da impiantare tutti insieme; l’introduzione dello screening cromosomico completo dell’embrione. Sono molti, però, gli ostacoli ancora da superare: i tempi di attesa lunghi e i costi variabili della fecondazione assistita nei centri pubblici; l’assenza della possibilità di fare lo screening cromosomico nelle strutture pubbliche; la mancanza di linee guida per la fecondazione eterologa.

Tempo di lettura: 1 minuto e 30 secondi

Ultimo aggiornamento: 10 gennaio 2024

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