La mancanza di sonno, l’insonnia, perché si ripercuote così negativamente sullo stato di salute generale?
Si parla di insonnia cronica quando si vive un’insoddisfazione continua di almeno 3 mesi (per almeno 3 notti a settimana) nella qualità o nella quantità di sonno senza la presenza di fattori noti che lo ostacolino. Chi non dorme non lo fa perché può avere difficoltà ad addormentarsi, può non riuscire a dormire per molte ore di seguito, può svegliarsi troppo presto oppure l’insonnia è una risultante della combinazione di tutte le situazioni appena descritte.
Fattori di rischio
L’insonnia riconosce alcuni fattori di rischio come il sesso femminile, seguire terapie con farmaci come cortisonici, diuretici (usati per l’ipertensione per esempio), gli antidepressivi, un uso eccessivo di alcol, caffeina e nicotina, il lavorare su turni, una cattiva igiene del sonno ovvero abitudini come dormire in stanze rumorose o troppo illuminate.
Donne e insonnia
L’insonnia è un disturbo in rosa poiché sono proprie le donne ad avere una probabilità di circa 1,25 maggiore di soffrire di insonnia rispetto alla controparte maschile. Sono molteplici le spiegazioni alla base di questo fenomeno: alcuni studi hanno dimostrato che a inficiare la qualità del sonno è l’abitudine di usare persino nel letto i device elettronici e come questa abitudine sia maggiormente diffusa nelle donne, inoltre l’insonnia spesso è un campanello d’allarme per lo sviluppo di ansia e depressione, patologie che ancora una volta riscontrano una maggiore prevalenza fra le donne. I maggiori problemi di sonno, vengono sperimentati alla menopausa
Insonnia e sviluppo dei disturbi neurologici
Come è emerso dal recente congresso della Società Italiana di Neurologia, molti studi presenti in letteratura, soprattutto quelli svolti negli ultimi 20 anni, hanno evidenziato che la carenza di sonno, soprattutto l’insonnia cronica rappresenta un fattore di rischio per il declino cognitivo, lo sviluppo della malattia di Alzheimer, del Parkinson e di altre patologie neurodegenerative. Per questo il trattamento dell’insonnia non può essere relegato al fai da te o a una cura sommaria e superficiale, perché la sua non cura, in entrambi i sessi, ma soprattutto in quello femminile, anche per via della maggiore aspettativa di vita delle donne, può essere preludio dello sviluppo di molte delle condizioni appena descritte. Ecco perché il trattamento dell’insonnia dovrebbe essere uno degli obiettivi anche per la prevenzione della disfunzione cognitiva e della malattia di Alzheimer.
I campanelli d’allarme da non trascurare
Con il sopraggiungere della menopausa non si deve pensare che la normalità sia perdere il sonno: “Una o sporadiche notti di insonnia possono essere comuni senza implicare necessariamente rischi di sviluppare problemi cronici. In genere, è opportuno iniziare a preoccuparsi e, preferibilmente, rivolgersi a un esperto di sonno quando si verifica una frequenza maggiore o uguale a 3 notti a settimana” spiega il professore Luigi De Gennaro, Ordinario di Psicologia e Direttore del Laboratorio del sonno all’Università La Sapienza di Roma. L’esperto suggerisce anche: “L’ideale, laddove possibile, è rivolgersi a un centro del sonno riconosciuto dall’AIMS (Associazione Italiana di Medicina del Sonno) o consultare un esperto del sonno riconosciuto dall’associazione stessa
Insonnia: che fare
Assodato che l’insonnia è una patologia che va affrontata come ci si approccia al problema nel migliore dei modi? “L’ideale sarebbe intraprendere un percorso. -spiega il professor De Gennaro che aggiunge- in questo modo si soddisfa una duplice esigenza- la prima è quella di pervenire a una corretta diagnosi di insonnia o sull’eventuale problema di sonno o medico di altra natura che potrebbe essere alla base dell’insonnia, espressa come disturbo secondario. La seconda al fatto che un’eventuale diagnosi di insonnia rimanda poi a un trattamento che non necessariamente si chiude con una semplice prescrizione farmacologica. In molti casi, implica invece intraprendere un percorso di trattamento finalizzato alla modifica di comportamenti e credenze che sono alla base della cronicizzazione di molte insonnie. Si tratta di quelle che vengono comunemente chiamate terapie cognitivo-comportamentali per l’insonnia, spesso abbreviate dalla lingua inglese con CBT-I”.
Fonti e approfondimenti
- AIMS (Associazione Italiana di Medicina del Sonno)
Dott.ssa Angela Nanni per Redazione VediamociChiara
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La mancanza di sonno si ripercuote negativamente sullo stato di salute generale. Vediamo i fattori di rischio e i campanelli d’allarme.
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