Devo essere veloce.
La rapidità è la caratteristica principale del mio lavoro. Non serve essere una perfezionista, non è quello che si richiede ad una come me. Solo essere veloce. E anche invisibile.
Quando mi danno l’ok salgo sull’aereo e mi metto in un angolo, di fronte la prima fila di seggiolini. Mani incrociate sul ventre, testa bassa.
I passeggeri delle ultime venti file stanno ancora scendendo. Non mi è permesso salutarli e allora preferisco non guardarli negli occhi. Io sono una di quelle che pulisce lo sporco che rimane del loro viaggio.
Agli steward e alle hostess non piace che entriamo sull’aereo quando ci sono ancora dei passeggeri. Vorrebbero che entrassimo quando è vuoto. La compagnia aerea, invece, non vuole ritardi per causa di un seggiolino sporco di caffè.
Dopo un paio di minuti chiedo il permesso di iniziare il mio lavoro. Solo se ricevo l’ok inizio la mia danza.
Sarebbe meglio se potessi usare gli auricolari, ascoltare musica e seguire il ritmo. Ma non è permesso.
Allora mi immagino una melodia, alle volte la invento. E così mi sembra di tornare ad essere una ballerina, come quando ero una ragazzina ed ero sicura che la danza sarebbe stata tutta la mia vita.
L’aereo diventa il palco di un teatro e io sono la prima ballerina. In punta di piedi spolvero rapidamente le briciole dai seggiolini e stiro, incrociandole, le cinture di sicurezza.
Piego le ginocchia eseguendo un “grand plié” per togliere la spazzatura dalle tasche e dal pavimento. Infilo tutto in una busta e con una giravolta mi metto in piedi aspettando che i passeggeri sfilino di fronte a me, nel corridoio.
Appena si crea uno spazio balzo nella fila di fronte con un agile “jeté” e di nuovo spolvero, stiro, raccolgo per poi con una piroetta tornare in piedi. L’importante è essere rapida, silenziosa e invisibile.
Mano sul poggiatesta del seggiolino, “tendu”, gamba e punta del piede teso in avanti e mentre il passeggero sta prendendo il suo bagaglio, di nuovo un “jeté” nella fila di fronte. Guai a scontrarsi con qualcuno, impedirgli il passaggio, ostacolare la sua uscita, inciampare su un trolley. Rapida, veloce. Non importa la precisione.
L’aereo deve essere pronto ad accogliere altri viaggiatori e partire in quaranta minuti. Deve apparire tutto pulito e ordinato. “Lo sai fare questo? Devi essere veloce e invisibile”.
Rapida a fare le cose lo sono sempre stata. Col tempo ho scoperto anche di essere invisibile. Lo si diventa quando lentamente si abbandonano tutti i nostri sogni, le nostre speranze. Quando, infine, ci si accorge che non si può più tornare indietro.
Lavoro sugli aerei tutti i giorni, eppure non ho mai volato. Non ho mai staccato i piedi da terra.
Quando ho finito di pulire e mettere in ordine, l’aereo è vuoto, gli steward e le hostess sono sbarcate, allora prendo la rincorsa dal fondo e a metà corridoio eseguo il mio miglior grand jeté. E per un attimo mi sembra davvero di volare.
Milena Martin per Redazione VediamociChiara
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