sabato, 27 Luglio 2024
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La routine come via temporanea

Ritornare dalle vacanze alle nostre abitudini

Secondo la linguistica “routine” significa “ritmo monotono e ripetitivo di vita o di lavoro”, come dire… qualcosa da cui fuggire.

Leggendo ancora, troviamo anche una seconda definizione che, invece, ci piace di più: “abitudine, pratica, esperienza”, dà infatti l’idea di qualcosa che sappiamo fare.

La terza definizione, riferita però all’informatica, è a dir poco perfetta: “serie di istruzioni che assolvono a un compito specifico e che la macchina ripete automaticamente”. Cioè qualcosa che sappiamo fare bene, molto bene, in maniera impeccabile.

Se poi andiamo a vedere il significato etimologico dal francese “Route” significa “Strada”. Ecco, ora ci siamo.

La routine ci indica la strada, quella che conosciamo, in cui ci ritroviamo, in cui ci sentiamo a casa. E a casa, alla fine, diciamolo, si sta sempre bene.

Per questo dopo la pausa estiva fa bene ritrovare la propria routine, le proprie abitudini, le proprie esperienze.

Ritrovare i comportamenti sospesi da qualche settimana dà un impulso diverso e spesso riaccende la motivazione. Dove questo non accade è perché forse la pausa è stata troppo breve oppure il lavoro che facciamo proprio non ci piace oppure quella “strada” che ci indica la routine sentiamo che non ci appartiene.

La routine come via temporanea – La routine prolungata però può indicare la strada per l’insuccesso: la storia di Cinzia

Cinzia ha un negozio di abbigliamento femminile. Sono quasi 30 anni che lavora in negozio, ha sempre fatto solo quello, dall’età di 16 anni, infatti è brava nel suo lavoro, sa capire cosa vogliono le clienti e cerca di accontentarle sempre.

Ha iniziato come commessa e poi, ancora giovane, ha aperto la sua attività. Per diversi anni le cose vanno piuttosto bene, può anche permettersi di pagare una commessa che l’aiuti. Gestisce quasi tutto da sola, ordini, vetrine, vendite. Ogni anno va in vacanza d’estate e riprende a settembre con nuove idee per far girare “la macchina”. Per lei ritrovare la routine significa motivarsi a fare meglio.

Poi, ad un certo punto, le cose non vanno più così bene. Si vende di meno, il guadagno diminuisce e i pensieri sui pagamenti si fanno ossessivi. Le vacanze non si fanno più e la pausa estiva è solo un attendere che tutti rientrino per poter riaprire il negozio e cercare di vendere uno o due capi. Nessun nuovo impulso a settembre, nessun cambiamento, il cambiamento fa paura. Meglio la routine, quella che conosce e che non la mette a rischio. Non cerca una nuova clientela, non apre una pagina web, non fa nessun tipo di marketing perché nella sua routine non c’è mai stato.

Così facendo però firma la condanna della sua attività. Ogni anno settembre diventa sempre meno redditizio e tirare avanti diventa abitudine, quella che chiamiamo la “routine tossica”. Vetrine sempre uguali, sempre lo stesso genere di vestiti anche se le clienti a cui piacciono sono sempre di meno, passano a trovarla gli amici e fanno salotto nel negozio dove nessun’altro però è invogliato a entrare.

Tira avanti per diversi anni facendo quadrare le entrate con le uscite sospesa nel pensiero che forse qualche cosa accadrà. Ma non accade nulla e il negozio di Cinzia è a un passo dal fallimento.

La routine come via temporanea – Che cosa è accaduto?

Fino a qualche anno fa la sua routine si confondeva con la pratica, l’esperienza, la forza di chi sa fare bene quello che fa. Questa è la routine che fa bene, che fa filare tutto liscio e che qualche volta ci fa “accomodare”.

Poi il mondo intorno è cambiato lei, però, non ha fatto della sua esperienza una nuova routine. Quello che sapeva fare lo sa fare ancora, ma non basta più.

È come pretendere di far girare un 45 giri in un lettore MP3. La musica è ancora bellissima, ma il nuovo strumento non legge il disco in vinile.

La routine come via temporanea – Che cosa avrebbe dovuto fare allora?

Ogni anno il punto della situazione, capire cosa accadeva intorno a lei, al suo negozio, al suo mondo. Avrebbe dovuto scrollarsi di dosso le abitudini, l’assuefazione a un mercato che non funziona più, avrebbe dovuto osare o almeno chiedere aiuto.

Nessun alibi è concesso a chi vuole trovare soluzioni invece che scuse. Né la crisi, né i negozi che chiudono nella stessa via, né i lavori stradali che impediscono il passaggio dei clienti, niente giustifica il rimanere a guardare sperando che qualcosa cambi, se noi per primi non siamo neanche disposti a investire energie per leggere il contesto e comprendere in quale direzione impostare la nostra nuova routine.

La routine ha senso e fa bene proprio quando abbiamo il coraggio e decidiamo di cambiare quei comportamenti che non portano al risultato che desideriamo. È positiva quando siamo in grado di scrivere un finale diverso con colori diversi, quando saremo capaci di disegnare una nuova mappa con strade diverse.

La “route”, la strada va cambiata altrimenti arriveremo sempre allo stesso posto una prigione di consuetudini e scuse.

A settembre questo significa ritrovare la propria routine e farla diventare la casa dove vogliamo tornare. Ogni anno una casa più bella.

Dott.ssa Alessandra Bitelli Trainer & Coach per Redazione VediamociChiara
©️riproduzione riservata

Puoi contattare direttamente la dott.ssa Alessandra Bitelli scrivendo a alessandra.bitelli@coach4change.it

Take Home Message
La routine come via temporanea – Ritornare alla routine dopo le vacanze può essere positivo e motivante se siamo capaci e abbiamo il coraggio di renderla più accattivante e di fare dei piccoli cambiamenti ogni anno. Se non lo facciamo rischiamo di rimanere imbrigliati nelle abitudini per accorgerci di essere sempre allo stesso punto.

Tempo di lettura: 1 minuto

Ultimo aggiornamento: 12 marzo 2024

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