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Giornata Mondiale Contro le Mutilazioni Genitali Femminili – 6 Febbraio

 

Le mutilazioni genitali femminili sono una pratica terribile e incomprensibile nella cultura modernaMutilazioni genitali femminili: il 6 febbraio è la giornata mondiale contro questa terribile pratica

Il termine MGF (mutilazioni genitali femminili), fa riferimento agli interventi di circoncisione femminile, escissione del clitoride, rimozione delle piccole labbra e l’infibulazione (sutura e restringimento dell’apertura vaginale).

Mutilazione genitali femminili. Questi interventi spesso vengono eseguiti in villaggi rurali

In genere sono eseguiti da personale non sanitario, senza anestesia, e privi delle più elementari regole e norme igienico sanitarie. Il numero delle donne sottoposte ad una mutilazione dei genitali è di circa 200 milioni nel mondo.
Secondo il rapporto Unicef, 500mila vivono in Europa a causa delle migrazioni, e la maggior parte delle donne ha subìto la mutilazione prima dei 5 anni di età.

I luoghi dove le pratiche di MGF sono più diffuse sono quelli del continente africano

In particolare Somalia, Etiopia, Kenia; e una parte del medio oriente. L’età delle bambine è quella infantile prima della pubertà e l’età in alcuni paesi è bassa per limitare la loro resistenza. In alcuni paesi (Eritrea, Yemen) si interviene su bimbe al di sotto di un anno di età. I paesi che sostengono la pratica delle mutilazioni genitali femminili seguono l’idea che si tratti di un rito di passaggio. Un rito che sancisce la rispettabilità femminile.

Vi sono motivazioni di carattere religioso (si crede che alcune religioni prevedono tale pratica); igieniche (i genitali femminili in alcune culture sono visti come portatori di malattie); sociologiche (mantengono coesa la comunità); sessuali (riducono notevolmente il piacere femminile).

Milioni di donne subiscono i danni fisiologici e psicologici derivanti dalle mutilazioni genitali femminili

Quelli psichici sono provocati dai traumi, e dallo shock per l’intenso dolore e per il pianto inconsolabile. Numerose sono le manifestazioni psicosomatiche, i disturbi dell’umore e della sfera cognitiva.
Sul piano fisico le emorragie e le infezioni possono portare la morte a brevissimo termine dall’intervento di mutilazione. Più a lungo termine la formazione di ascessi e cisti causano infezioni e ostruzioni croniche nel tratto urinario, e mestruazioni dolorose. Possono presentarsi problemi di infertilità e di incontinenza. Aumenta il rischio di mortalità materna durante il parto.
Le mutilazioni genitali femminili deturpano il corpo della donna, la privano quasi completamente del piacere sessuale e di una vita sana fisicamente e mentalmente. Le conseguenze a lungo termine sono presenti anche quando gli operatori sono dei sanitari competenti e attrezzati.

In Italia con la Legge del 9 gennaio 2006, n 7, la mutilazione genitali femminile e infibulazione, è un reato e la pena varia dai 4 ai 12 anni

Essa si applica anche quando essa è eseguita all’estero nei paesi di origine delle bambine nate in Italia figlie di immigrati o e che risiedono in Italia.
Risale al Dicembre 2012 l’approvazione unanime della Risoluzione ONU che ha previsto la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili quali violazione dei diritti umani e abuso irreversibile della integrità fisica delle donne e delle bambine.
Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riporta come procedure dannose anche il piercing e le incisioni sui genitali femminili per fini estetici e cosmetici e li fa rientrare nelle mutilazioni dei genitali.
A Bruxelles il 6 Febbraio scorso è stato ribadito dall’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza , la tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili in Europa.

Il diritto alla salute fisica, psichica e sessuale della donna passa attraverso l’informazione. La quale è rivolta a tutte le donne al fine di sensibilizzare affinché il rito di iniziazione dei “tagli” possa essere sostituto da altri  riti non traumatici e cruenti.


>>> Fonti

– Giovanni Contini, Patrizia Pezzella, Raffaele Atripaldi Mutilazioni genitali femminili: aspetti socioculturali e risvolti sul piano fisico, psicologico e sessuologico. Rivista di Ginecologia Consultoriale , vol 11, n 1 , 1999 Aggiornato al 7.2.2016

– Leggi anche il sito dell’Unicef

Dott.ssa Patrizia Pezzella Psicologa, psicoterapeuta, perfezionata in Sessuologia clinica per Redazione VediamociChiara
©️ riproduzione riservata

Puoi contattare direttamente la dott.ssa Patrizia Pezzella
www.terapiasedutaunica.it
www.vaginismoroma.it

Tempo di lettura: 4 minuti

Ultimo aggiornamento: 06 aprile 2024

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Una risposta

  1. Non ci posso neanche pensare…com’è possibile che nel 2016 si facciamo ancora queste cose orribili. Ma la cosa più orribile è che ho letto che ci sono bimbe nate in Italia, che subiscono questo trattamento atroce.

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