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Cosa sono le MICI e come si Curano Oggi? Lo abbiamo chiesto alla Dott.ssa Calabrese

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Abbiamo chiesto alla dott.ssa Calabrese di parlarci delle MICI

Abbiamo intervistato la dottoressa Emma Calabrese, dell’Università di Tor Vergata di Roma, per capire meglio che cosa sono le MICI e per parlare dei passi avanti fatti dalla ricerca medica, grazie alla quale oggi abbiamo farmaci che migliorano molto la qualità di vita di chi soffre di queste malattie croniche intestinali, soprattutto tra i giovani

Cosa sono esattamente le MICI? 

Grazie per puntare un faro su queste malattie, Malattie croniche infiammatorie intestinali. Cioè una infiammazione che capisce prevalentemente l’intestino tenue, cioè il piccolo intestino ed il grosso intestino, quello che noi conosciamo come Colon.

La Malattia di Crohn e la Rettocolite ulcerosa fanno parte di questo gruppo di malattie di cui parliamo oggi. Sono delle patologie benigne, ma croniche, che sono in netta crescita ed incidenza soprattutto nei Paesi industrializzati: quindi Nord Europa e Nord America. Anche se negli ultimi periodi, negli ultimi anni, sono in netta crescita anche nei Paesi in via di sviluppo.

Sono delle malattie che colpiscono prevalentemente le fasce giovani della popolazione: tra i 20 e i 30 anni assistiamo al picco di incidenza maggiore. Colpiscono i giovani, la nostra forza, il nostro futuro… Ma questo non deve assolutamente impattare sulla loro vita perché noi abbiamo a disposizione grazie alla ricerca, tantissimi farmaci che migliorano molto la loro qualità di vita.

Sono patologie che hanno un ventaglio di manifestazione, lieve in alcuni casi, ma possono arrivare anche a casi più severi. Dove può essere maggiore la compromissione della qualità di vita.

Sono delle patologie che vengono diagnosticate grazie a tanti esami, che noi abbiamo a disposizione soprattutto nei Centri di riferimento per queste malattie, perché comunque sono ancora considerate delle malattie rare, non diffuse come può essere il diabete, l’ipertensione, la cefalea, malattie molto presenti nella popolazione generale. Però sicuramente sono delle malattie che sono riconosciute in larga scala.

Mediamente dopo quanto tempo si arriva ad una diagnosi di MICI? Temo che spesso venga confusa per altro

 Assolutamente! Giustissimo! Il tema del ritardo diagnostico è stato a lungo un tema importante in questo tipo di patologia. Circa 20 anni fa il ritardo diagnostico era maggiore rispetto ad ora. Per la malattia di Crohn si è ridotto a circa 7/8 mesi dall’insorgenza dei sintomi. Rispetto alla rettocolite ulcerosa caratterizzata da un sintomo di allarme molto più importante che spaventa le persone, che è il sangue nelle feci. Quindi dall’insorgenza del sintomo alla diagnosi è molto più breve: dai 2 ai 3 mesi.

Il tempo si è accorciato molto e la diagnosi ora viene fatta con più tempestività rispetto agli anni scorsi, in cui il ritardo diagnostico era molto maggiore. Si parlava della malattia di Crohn di anni… rispetto alla rettocolite ulcerosa…

Perché nella malattia di Crohn non essendoci questo sintomo caratteristico, il sangue nelle feci, il dolore e la diarrea cronica possono essere in qualche modo compatibili con altre malattie, come la Sindrome dell’Intestino Irritabile o con delle infezioni gastrointestinali… cause queste di ritardo diagnostico…

Attualmente con le procedure che vengono eseguite in modo più tempestivo, anche in persone molto giovani, e quindi cercando di attuare delle procedure anche invasive, come l’endoscopia, in sedazione profonda, senza dolore, è possibile attuare la diagnosi in pochissimo tempo.

Ci ha detto che si tratta prevalentemente di pazienti giovani, ma c’è una prevalenza tra i sessi? Che tipo di distribuzione c’è in Italia? Quanti sono i malati di MICI in Italia?

Questa tendenza sta via via aumentato. Sia per la rettocolite ulcerosa che per la Malattia di Crohn. Si parla di circa 7/8 casi su 100 mila abitanti per la rettocolite ulcerosa, un po’ di meno per la Malattia di Crohn: 4/5 casi su 100 mila abitanti.

Questi numeri stanno via via aumentando… Grazie anche la fatto che le procedure si fanno prima e scoprire questa malattia, diagnosticarla prima, ma anche un più persone in fasi diverse di malattia.

Non c’è una grande differenza tra i sessi, più o meno i due sessi sono colpiti più o meno nello stesso modo. Ma nelle donne possono esserci delle problematiche che possono essere diverse dagli uomini e viceversa.

Nelle donne giovani possono esserci dei problemi nella loro fase riproduttiva, nel momento in cui hanno la malattia attiva e vi è un problema di gravidanza o di allattamento… cioè bisogna soffermarsi su problemi individuali di genere e di persona. Quindi non vi è una grossa differenza di prevalente di malattie tra i sessi, però la gestione della malattia nell’uomo e nella donna può essere differente.

Prima mi accennava a terapie che sono innovative, rispetto al passato sicuramente qualcosa sarà cambiato, ed in modo particolare so che oltre ad una innovazione dal punto di vista farmacologico c’è anche una innovazione per questo riguarda la formulazione di alcuni farmaci che sono già in uso per questo patologie.  

Proprio per il fatto che queste persone che vengono affette da queste malattie sono tutte persone giovani, e quindi sono nella loro fase di produttività lavorativa, di vita, tutti i farmaci biotecnologici che abbiamo a disposizione hanno, dal primo che era un farmaco endovenoso, ora invece i farmaci stanno via via modificando la loro somministrazione e alcuni sono sottocute e sono auto-somministratili, e quindi al possibilità per i pazienti di potersi auto-somministrare il farmaco ad un determinato tempo prefissato e ad indeterminato momento della malattia, è sicuramente un vantaggio per persone che si possono muovere, possono essere in ogni parte del mondo, malgrado la pandemia, ma possono sicuramente continuare la loro vita.

L’auto-somministrazione dei farmaci, in particolare i farmaci sotto cute, i farmaci biologici sotto-cute, ha la possibilità di non rendere la malattia così pesante psicologicamente… perché uno si deve recare in ospedale, deve fare una infusione, o comunque deve essere sottoposto ad una terapia che sicuramente sente in ospedale, rispetto a quella che può somministrare a casa, che può sicuramente agevolare ed avere un peso psicologico diverso. Quindi sì, questa innovazione dei farmaci sotto cute, biotecnologici è una grande risorsa per noi medici, ma soprattutto per i pazienti.

La nostra dott.ssa Maria Luisa Barbarulo intervista la prof.ssa Emma Calabrese per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata

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Abbiamo chiesto alla dott.ssa Calabrese, dell’Università di Tor Vergata di Roma, di parlarci delle MICI e dei passi avanti fatti dalla ricerca medica, grazie alla quale oggi abbiamo farmaci che migliorano molto la qualità di vita di chi ne soffre.

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Ultimo aggiornamento: 13 aprile 2024

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