venerdì, 26 Luglio 2024
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L’amore crudele

L’amore crudele

Come lo vogliamo chiamare? Amore clandestino? Oppure più semplicemente follia.

Un amore impossibile, pericoloso, di quelli che farebbero crollare tutto il mondo.

Un terremoto. Anche se a riflettere bene, in questo momento, cosa ci sarebbe di meglio di un vero e proprio scossone per dare un nuovo inizio a questa vita che puzza di acqua stagnante.

Non sarebbe, altresì, un vero amore? Perché porgli un freno, dunque, perché impedirgli di sbocciare, di esplodere, di fare tanto rumore da lasciare tutti a bocca aperta.

Quando qualcosa nasce così, spontaneamente, ha dentro quell’innocenza che ha la forza dei raggi di sole.

Lentamente inizia a bruciare e ad emanare un calore inestinguibile che alimenta il motore della passione. È sentirsi ancora viva, attraente, pronta a tutto, a vincere battaglie se necessario, a far valere le proprie ragioni. Perché in fondo si tratta della mia vita.

E la mia vita è questo amore.

Lo voglio, lo desidero, lo bramo. È quello che ho sognato da sempre. L’ho capito adesso che l’ho incontrato, che l’ho riconosciuto. Perché un amore, alle volte, lo si riconosce.

Non è questo un segno di grande razionalità? Non è una prova che escluda a priori ogni ragionevole dubbio sul fatto che, invece di amore, possa essere un capriccio?

Se soffoco questa forza, anche io rimango senza aria. Sento che ne morirei. Alle volte, per questo, mi manca il coraggio di allontanarmi anche solo dall’idea che tutto possa accadere.

E allora preferisco lasciarmi trasportare, capisci? Come una barca a vela dal vento. Lasciare che si compia il mio destino.

È l’unico modo per dare una tregua al mio tormento, a quei momenti in cui la ragione ottenebra la mia allegria e il mio entusiasmo.

Odio quell’attimo esatto in cui la mia coscienza fa un passo indietro, quando il mio desiderio si schianta contro il muro della realtà.

Odio quando mi sento stupida, vulnerabile, quando la parola “impossibile” riempie ogni spazio dei miei giorni più lunghi.

È crudeltà, è amore, è felicità e tormento. È desiderio di stringere, di liberarsi e ridere. È sentirsi, invece, in catene ad un passo dalla perfezione, dall’appagamento dei sensi.

Come sedersi in ultima fila, stare fuori dal cerchio, volersi tuffare in acque calde ma essere imprigionata in una bara di vetro.

Questo non è semplicemente amore, è molto di più. È il riflesso della mia anima. Per questo aspetto solo il momento giusto perché tutto si illumini, finalmente.

E sia quel che sia.

Milena Martin per Redazione VediamociChiara
© riproduzione riservata

Foto da Pixabay

Ultimo aggiornamento: 05 aprile 2024

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