Come oggi anche l’ultima volta che ti ho visto cadeva la neve
Ho guardato a lungo dalla finestra la forma delle tue orme che si allontanavano verso la strada perdere lentamente il contorno fino a diventare delle flebili tracce e poi sparire completamente.
Per la prima volta in vita mia ho maledetto quella neve soffice e silenziosa, che scendeva di traverso sotto il cielo grigio.
Avrei potuto seguire le tue orme fin dove lo sguardo avesse permesso e poi ti avrei raggiunto ad occhi chiusi, ovunque tu fossi andato e ti sarei stata vicina stringendomi al tuo cappotto per ripararmi dal freddo.
Erano mie, quelle orme, così come mio è il ricordo del tuo odore, la sensazione delle tue labbra sulla mia pelle, il pungere piacevole della tua barba incolta.
Invece il tuo andare si è dissolto e sono rimasti solo i miei sospiri, la tua ombra nelle stanze buie, l’eco lontano delle tue risate.
E quando la neve si è disciolta il tuo passaggio si è inzuppato d’acqua, si è trasformato in uno straccio pesante e freddo che ha avvolto il mio cuore e dal quale ho strizzato via solo lacrime, solitudine e sofferenza.
Poi il sole è tornato a splendere e i fiori che avevi coltivato sono sbocciati. Dalle finestre aperte ho sentito il profumo dell’aria nuova e il ronzio della danza delle api.
Una speranza mi è nata in petto e quei sospiri si sono trasformati in malinconici sorrisi.
Un giorno, poi, le cicale si sono messe a cantare e il mio respiro si è fatto affannoso, il caldo un po’ più insistente.
La penombra della casa con le persiane chiuse conciliava il sonno e allora ti ho sognato più volte, sotto l’ombra degli alberi in giardino a progettare il futuro, con lo sguardo lontano oltre le montagne, chissà, forse già a scorgere l’orizzonte al di là del mare, l’America.
La tua voce era tanto vera che alle volte ho aperto le imposte e guardato fuori sicura che ti avrei rivisto lì, come se non fossi mai partito.
Invece il paese sembrava morto, abbandonato. Solo le campane della chiesa che scandivano le ore e la mia litania quotidiana hanno diradato le mie paure.
E poi improvvisamente abbiamo riacceso i camini e la coperta del letto è tornata ad essere troppo grande. Era così bello accoccolarsi e scaldarsi l’un con l’altra, amarsi a bassa voce senza aver timore delle tenebre, vivere il presente, il momento, senza pensare alla morte.
Ma tu hai sempre rincorso il futuro, è là che ogni volta trovavi un po’ di pace. E così oggi che è tornato a nevicare fa più di un anno che te ne sei andato.
Guardo fuori dalla finestra tutto ricoperto di bianco, anche i ricordi che ho di te, i miei sogni, le nostre parole e i nostri gesti.
Chiudo gli occhi e mi pare di sentire lo scricchiolio dei tuoi passi arrivare dalla strada. Sento il tuo abbraccio, i tuoi baci sul collo, e la tua voce che mi sussurra dolcemente che andrà tutto bene.
Milena Martin per Redazione VediamociChiara
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