Uomini e donne si ammalano in modo differente, i dati digitali ci vengono in aiuto
Uomini e donne si ammalano diversamente e reagiscono in maniera differente alle terapie. Questa non è una convinzione radicata in campo medico, ma un concetto relativamente nuovo, introdotto in tempi recenti nell’ambito della comunità scientifica. L’innovazione digitale può offrire un importante supporto a riguardo. La notevole disponibilità di dati sanitari condivisi negli ultimi decenni ha permesso di dimostrare e studiare queste differenze e promuovere una differenziazione della ricerca.
L’approccio di genere migliora la qualità delle cure
Di come si possono curare meglio le persone con un metodo che tenga conto del fatto che siano femmine o maschi si occupa la Medicina di Genere, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.
La Medicina di Genere mette a disposizione importanti strumenti di perfezionamento di prevenzione, diagnosi e cura, per un’assistenza sempre più precisa e personalizzata.
Questi aspetti sono particolarmente impattanti in oncologia, dal momento che molti tumori assumono caratteristiche diverse e rispondono a trattamenti differenti nei diversi generi. In questi casi, la Medicina di Genere può venire in aiuto dal punto di vista dell’accelerazione dei tempi necessari alla diagnosi e della individuazione della terapia più opportuna. Un contributo che può fare la differenza in termini di possibilità di guarigione o tempi di sopravvivenza.
Differenze di genere: da cosa dipendono
Le discrepanze fra i generi sono prevalentemente funzione di aspetti genetici e ormonali. Alcune di queste nascono con noi, altre dipendono dal fatto che le nostre cellule sono esposte all’azione degli ormoni sessuali. Nel complesso influenzano, sia direttamente che indirettamente, lo sviluppo di alcuni tumori.
Nel quadro generale non dobbiamo sottovalutare l’azione del sistema immunitario: anch’esso risente dell’azione degli ormoni, che contribuisce a modulare la sua interazione con le cellule tumorali, che può essere più o meno incisiva.
Esistono, poi, varianti di genere nella composizione del microbiota, l’insieme dei microorganismi che rivestono le nostre mucose e che partecipano al nostro benessere. Queste specie rappresentano non solo una sorta di scudo microbico amico in grado di difenderci dall’aggressione dei patogeni, ma anche un valido supporto al nostro metabolismo. Complessivamente, con la loro azione, il microbiota può influenzare la risposta ai farmaci oncologici e l’intensità delle reazioni avverse che essi provocano.
Intelligenza artificiale al servizio della cura
Il genere può interferire con la localizzazione della patologia, con i tassi di guarigione e sopravvivenza e con la possibilità di individuare marcatori tumorali che possono dare una mano ai medici sia in sede di diagnosi della malattia che nella scelta della terapia che ha più probabilità di funzionare.
Quindi, quali sono le direzioni di sviluppo in oncologia?
Come sappiamo, l’intelligenza artificiale rappresenta uno strumento potenzialmente molto utile in Sanità. In campo oncologico, i suoi impieghi potrebbero essere significativamente impattanti soprattutto per quanto riguarda la diagnosi precoce. Elaborare software che rilevino i primi segni di un tumore sulla base delle conoscenze accumulate dalla Medicina di Genere permette di personalizzare e accelerare la diagnosi.
Un secondo obiettivo raggiungibile con le tecnologie digitali è costituito dalla identificazione di biomarcatori in grado di predire la risposta ad una determinata terapia in un certo paziente.
Il 1° Congresso Internazionale sulla Medicina di Genere in Oncologia
L’Istituto Superiore di Sanità ha istituito tempo fa con grande lungimiranza un Osservatorio dedicato alla Medicina di Genere.
Proprio un suo membro è oggi Presidente del 1° Congresso Internazionale sulla Medicina di Genere in Oncologia Gender perspectives in oncology, che si è svolto il 26 ottobre scorso ed è stato organizzato dagli IFO Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e Istituto Dermatologico San Gallicano. L’evento ha visto la partecipazione del Ministro della Salute Orazio Schillaci, del Commissario Straordinario dell’Istituto Superiore di Sanità Rocco Bellantone, del Presidente di regione Lazio Francesco Rocca e di numerosi altri attori di primo piano della Sanità italiana.
Marialuisa Appetecchia, Responsabile della UC di Endocrinologia Oncologica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e Presidente del Congresso, ha ricordato l’impegno delle istituzioni in questa direzione: “Il nostro Paese è il primo in Europa che ha una legge che norma l’applicazione della medicina di genere nel servizio sanitario. L’importanza del Piano Nazionale è tale per cui il Ministero ha ritenuto di costituire un Osservatorio per il monitoraggio della sua applicazione che è formato da gruppi di lavoro su varie tematiche”.
Gli obiettivi del Congresso
Fra gli scopi del Congresso Internazionale sulla Medicina di Genere in Oncologia, vengono sottolineati la sensibilizzazione sui temi legati a questa materia e la promozione di una consapevolezza generale attorno ad essi.
Sono essenziali il dialogo e la collaborazione fra i professionisti che operano in campo oncologico, anche a livello internazionale, al fine di attuare le linee guida previste e, quindi, garantire cure più eque perché più personalizzate.
L’evento è stato anche un’occasione per sottolineare l’importanza della comunicazione nella diffusione di questi messaggi.
Dott.ssa Monica Torriani farmacista per Redazione VediamociChiara © riproduzione riservata
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Take Home Message
Uomini e donne si ammalano diversamente e reagiscono in maniera differente alle terapie. Questa non è una convinzione radicata in campo medico, ma un concetto relativamente nuovo, introdotto in tempi recenti nell’ambito della comunità scientifica. L’innovazione digitale può offrire un importante supporto a riguardo. La notevole disponibilità di dati sanitari condivisi negli ultimi decenni ha permesso di dimostrare e studiare queste differenze e promuovere una differenziazione della ricerca.
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